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di LUCIA SERINO
Ti sembra di vederlo mentre ti viene incontro, massiccio, ospitale, profondamente meridionale e profondamente europeo. In quei viali del parco, a strapiombo sul mare, aveva curato personalmente roseti e palme perché quella casa di campagna ad Acquafredda era la sua vera dimora, più di quella di Napoli, più di quella di Roma. Il Vulture lo porterà nel cuore, Maratea sarà il suo sogno e il suo cruccio fino alla morte. Villa Nitti è uno dei luoghi simbolo della Basilicata in cui la bellezza si coniuga con la Storia.
Vito Verrastro, presidente dei lucani nel 1973 la acquistò dagli ultimi eredi dello statista di Melfi per sottrarla alle speculazioni. Il destino tragico si accanì contro la famiglia. La morte del nipote Giampaolo proprio sui tornanti di Acquafredda dopo una bella vittoria elettorale farà diventare quelle stanze spettrali. Francesco Saverio Nitti vi si rifugiava con la moglie Antonia. Lucano nelle tradizioni (vi portò anche un allevamento di maiali) modernissimo nel senso delle relazioni e dunque anche nell’ospitalità. Riceveva amici, scriveva, studiava, piantava fiori.
Passateci adesso: per favore passateci e date uno sguardo. E’ per caso che incroci questa splendida casa liberty dalla quale Nitti scappò inseguito dai fascisti. Uno degli ultimi ospiti fu Giorgio Amendola che sarebbe ritornato ad Acquafredda per i funerali di Giampaolo.
Nella pagina che pubblichiamo si può leggere un bel testo che insieme ad altri la Sovrintendenza di Potenza e il Consiglio regionale hanno pubblicato nel 2004 a corredo di una mostra fotografica che faceva conoscere il vincolo intenso che univa la casa alla famiglia Nitti. Per rispetto della memoria la Sovrintendenza se ne occupi anche ora, qualcuno passi a capire cosa sta succedendo. La villa è in fase di ristrutturazione. C’è un progetto di destinazione incerta. Da quello che abbiamo osservato lanciamo due allarmi: il primo è sui lavori già eseguiti, il secondo è sui lavori futuri. A fatica si trova il cartello con le indicazioni dell’appalto milionario vinto da una ditta di Napoli. E’ caduto insieme a tutta la vegetazione che il custode Giovanni non riesce più a coltivare per il cemento e il materiale di risulta che infesta il viale. La data di ultimazione dei lavori è abbondantemente scaduta, già da un anno doveva essere tutto consegnato. Ma dentro le stanze della villa orridi marmi sembrano aver pavimentato i saloni di un ristorante per matrimoni da cinquecento invitati. L’esterno è l’aspetto più sconcertante: c’è una bella colata di cemento.
Dovrebbe essere la base di un anfiteatro. Ma era proprio necessario? Non si capisce se stanno costruendo anche un parcheggio sotterraneo. Qualunque cosa sia non se ne coglie il senso e la ragione. C’è un’enorme piattaforma di cemento che arriva fin quasi la casa del custode: polvere e macerie, detriti e vegetazione sepolta: è questa, allo stato, la triste eredità di Villa Nitti. Perché i lavori vanno a rilento? Quale sarà la destinazione? Persino la targa che indica che la casa è di proprietà della Regione Basilicata è rotta. Ruggine, calcinacci e operai che arrivano, lavorano un po’, si assentono, poi ritornano. Le antiche porte di legno sono state divelte. Ritorneranno? Salviamo Villa Nitti, era bellissima, si può ancora recuperare.

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