X
<
>

Condividi:
1 minuto per la lettura

LAGONEGRO – Non ci ha messo molto a scoppiare l’emergenza rifiuti per le strade di Lagonegro. L’incubo di ogni amministratore pubblico alle prese con il giudizio degli elettori s’è manifestato improvvisamente in una notte e ha continuato per tutto il giorno appresso. Ci sono i bidoni che traboccano e quelli che, stracolmi, fanno scivolare la monnezza in terra, sui marciapiedi, per le strade che in questo luglio rovente raggiungono pure i 50 gradi. D’estate, non ci voleva d’estate. Eppure la chiusura della discarica di Lauria inizia a dare i suoi primi effetti. Le tonnellate sono state divise tra la materana Salandra e la potentina Sant’Arcangelo. Dopo una difficile intermediazione istituzionale tra Provincia, Regione e Comuni, la situazione sembrava risolta.
E invece eccotela qui la piccola Napoli lucana. Stretta nella morsa dell’insalubrità urbana. Già i cittadini (come a loro ad altri undici Comuni che conferivano in discarica) non piacerà veder lievitare il prezzo della Tarsu, che però inevitabilmente dovrà scontrarsi con i trasporti da e verso Sant’Arcangelo, da e verso Matera. E non piacerà nemmeno pensare di aver speso 8 milioni di euro per un sito che è durato un anno, e solo per far fronte a un’emergenza (dunque niente collaudo, niente inaugurazione), nonostante le prospettive fossero tra le più rosee. Ora il lagonegrese che passeggia per la sua città, quello magari costretto a posticipare le vacanze e rimanere a sorbirsi questo torrido clima, sarà “accompagnato” anche dalla monnezza, che se non si interviene subito inizia a stratificarsi e a emanare cattivo odore. Com’è difficile – eppure lo si sta facendo – parlare di differenziata quando anche per buttare un sacchetto nel bidone, ora, s’è costretti a prendere la mira.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE