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“Questo momento di lotta e di mobilitazione è inserito in un percorso che continuerà nei prossimi giorni, perchè l’attacco ai diritti, l’attacco ai posti di lavoro continua. Oggi sciopero significa indignazione, significa manifestare per pretendere una manovra che colpisca gli evasori e non i lavoratori dipendenti. Oggi sciopero non è un affare degli iscritti della Cgil, ma di tutti i cittadini, dobbiamo mobilitarci tutti per cambiare questo stato di cose”
Queste le parole di Giovanni Donato, segretario Cgil, alla manifestazione di Cosenza: “Ritrovarsi in 100 piazze italiane contro ciò che questo governo sta facendo alla vita di milioni e milioni di persone è un dovere civile, prima che una posizione politica e sociale. Siamo alla presenza di una vera e propria emergenza democratica.
E dobbiamo dirlo con chiarezza – ha proseguito Donato – quando un governo perde ogni autorevolezza morale, come dimostra il commissariamento dell’esecutivo da parte della Banca Europea; quando un governo tratta il Parlamento come se fosse un mercato delle vacche oppure un giorno si e l’altro pure attacca la Costituzione e le sue date fondamentali cercando di annullare la festa del 25 aprile, la festa del 2 giugno e la nostra festa, la festa del Primo maggio, allora credo che bisogna dire che non solo va cambiata la politica di questo governo ma sia necessario mandare via questa classe dirigente, bisogna mandare a casa questo governo.
Il governo non risponde alle proposte della Cgil, che parte Noi non difendiamo le municipalizzate e le aziende pubbliche così come sono. Non si comprende però perchè se le municipalizzate rendono servizi ed utili alle amministrazioni pubbliche debbano essere svendute, magari a cordate speculative. Se vi sono società in perdita, vanno riformate per rendere esigibili i servizi ai cittadini, magari attraverso l’aumento del bacino di utenza. Riteniamo infatti – ha continuato il segretario del sindacato – che servizi come i trasporti debbano avere una dimensione regionale. Per quanto riguarda le Ferrovie della Calabria, la proposta aziendale di scindere il trasporto su ferro da quello su gomma non ci trova d’accordo perchè mette a rischio 500 posti con una ricaduta preponderante nella provincia di Cosenza e chiediamo di bloccare l’efficacia della delibera di cessione dei servizi automobilistici. Noi siamo per mantenere la unicità dell’azienda. A quanti pensano di affossare Fdc, assestando ora il colpo finale, la Cgil ribadisce la sua netta contrarietà, giù le mani dalle Ferrovie della Calabria. La manovra del governo con i tagli agli enti locali rischia di aggravare ulteriormente la crisi del Mezzogiorno e di conseguenza della nostra provincia. Questa manovra condanna il Mezzogiorno alla disoccupazione e, pertanto, lo separa ulteriormente dal resto del Paese. Ricordo solo alcune di vertenze che verranno aggravate se non cambia la politica del governo: scuola, sanità, edilizia, Lsu-Lpu, lavoratori dell’Arssa e dell’Afor, Commercio e servizi solo per citare alcuni settori dove sono a rischio posti di lavoro o i processi di stabilizzazione, dove i lavoratori attendono da mesi di essere pagati”.
Alla manifestazione di Cosenza, in piazza 11 Settembre questa mattina, ha preso parte anche il presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, che ha commentato la mobilitazione: «Quella odierna è stata una giornata importante, perchè sono scesi in piazza in maniera massiccia e determinata migliaia di lavoratori, giovani, famiglie, donne, precari e disoccupati, che hanno detto a chiare lettere a questo governo di centrodestra, totalmente condizionato dalla Lega e dai poteri forti del nord che c’è un Mezzogiorno e una Calabria che non si rassegnano a subire passivamente una manovra ingiusta, iniqua, insufficiente ed inefficace, che difende i privilegi dei ricchi e delle caste, mentre attacca pesantemente i diritti sindacali e le condizioni di vita dei pensionati, delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici e privati, dei precari e dei giovani ormai senza un futuro».
«Non è – ha aggiunto Oliverio – con le manovre economiche semestrali devastanti, con i tagli, le tasse e i balzelli che aumentano a dismisura i sacrifici delle famiglie e allargano le fasce di povertà e di disagio che si esce dalla crisi. I problemi non si risolvono mettendo sempre le mani nelle tasche dei lavoratori o facendo pagare ai giovani i pesanti debiti accumulati negli anni. Non è tagliando gli ospedali, i livelli minimi di assistenza, i posti di lavoro dei precari nella scuola, tentando di affossare le Ferrovie della Calabria o lasciando a se stessi migliaia di uomini e donne che nella loro vita non hanno mai vissuto un’esperienza di lavoro che si esce dal tunnel buio e senza sbocchi in cui ci siamo cacciati. Lo sciopero di oggi dice in maniera chiara ed inequivocabile che per uscire dal grave momento di crisi che attanaglia il nostro Paese, c’è bisogno di investimenti soprattutto al Sud e in Calabria, di immediate azioni per lo sviluppo e per l’occupazione. Lo abbiamo detto più volte in passato e lo ripetiamo anche oggi – ha concluso il presidente della Provincia di Cosenza – sperando, questa volta, di trovare un minimo di attenzione: o si recupera immediatamente il gap sempre più profondo che si registra tra Nord e Sud oppure il nostro Paese è destinato a diventare sempre più povero e marginalizzato rispetto al resto dell’Europa e del mondo. Non può esserci alcuno sviluppo sociale, economico e culturale se il Governo non assume il Mezzogiorno come priorità da porre al centro delle proprie politiche nazionali».

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