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LA politica del post tuttapposto vive la sua silent era, animandosi ogni tanto solo del fruscio di una pellicola ormai troppo vecchia e conosciuta, nonché del sottofondo di qualche trombetta che sforza un paio di melodie trite e ritrite. L’atmosfera si fa surreale. Ciò che sta accadendo in Basilicata era da lungo tempo così scontatamente ovvio nella percezione comune che la notizia quasi non fa notizia e lascia piuttosto attoniti di fronte a quello che appare una sorta di gigantesco incubo déjà-vu. La questione Fenice, infatti, col carrozzone dell’Arpab e i suoi vari attori, non sembra essere l’unica commediaccia rappresentata in regione; la sensazione è che su altri palchi si siano ugualmente mossi lenoni, faccendieri e servi sciocchi in simili trame che ora rischiano di essere scoperte. I problemi ambientali che affliggono la nostra regione, a partire dalla città capoluogo, sono infatti più d’uno e tutti, manco a dirlo, invisibili a chi dovrebbe occuparsene; non solo, dunque, inceneritori e discariche, ma anche fumi non meglio identificati e campi magnetici come quelli della Ferriera o della centrale elettrica di Gallitello. Il tutto, ovviamente, vive all’ombra rassicurante dell’impossibilità di documentare la connessione tra l’abnormità evidente del posizionamento in pieno centro cittadino di tali strutture e l’aumento inarrestabile di determinate patologie. Tale impossibilità, d’altronde, sembra scientemente voluta e ricercata, se è vero come è vero che il registro tumori in Basilicata non viene aggiornato da anni. Il “tuttapposto” venuto meno per Fenice, dunque, resiste tetragono per molte altre questioni, in attesa, forse, che la magistratura scopra qualche altro pentolone e assaggi il brodo in cui ora resta a bollire solo qualche tordo nonostante in tanti ci abbiano inzuppato il pane. Lasciando volare libere le domande a cui nessuno – lo sappiamo – avrà voglia di rispondere (che fine faranno, ad esempio, quanti si sono “sistemati” grazie a certi benevoli protettori? E chi restituirà alla comunità quanto indebitamente sottratto?), c’è da capire quale astruso significato abbia per i nostri amministratori la questione morale, se sia destinata a definirsi sic et simpliciter nell’ammissione bersaniana di una “diversità genetica” della sinistra ormai inesistente, o nella rinuncia dipietrista a “cavalcare” le inchieste, o, peggio, in un nugolo di slogan elettorali pronti all’assedio delle prossime elezioni. Se è la magistratura, quindi, a dover portare alla luce e tentare di risolvere situazioni così gravi, la politica non serve, o forse serve a tentare di insabbiare e, come è avvenuto per Toghe lucane, a lasciare i cittadini nel dubbio di essere stati fregati doppiamente. “La salute è un bene primario” (la frase è ormai un topos della politica), ma fino ad ora l’unica cosa che appare chiara è che la gente la paga a caro prezzo. L’intervento di Enrico Mazzeo Cicchetti, che a questo punto ci piace ricordare più come Presidente dell’Ordine dei Medici che come esponente di quel guazzabuglio lucano chiamato Idv, appare opportuno benché ancora tiepido e perciò incapace di fugare ogni dubbio che nel partito del “salviamo capra e cavoli” lui e Benedetto non siano quegli specchietti per le allodole necessari ad abbagliare un po’. Dal medico Mazzeo e da tutti gli altri medici lucani ci si aspetta una presa di posizione netta ed un impegno fattivo al fianco dei cittadini, dei comitati e delle associazioni che oggi pretendono chiarezza e reale tutela della salute; ci si aspetta, ad esempio, che si ripristini il registro tumori e si consenta un controllo sull’evolversi delle patologie; ci si aspetta che si faccia capire ai teorici della non comprovabilità che, se non si può giurare sull’esistenza di un rapporto causa/effetto tra la centrale Enel di Gallitello e l’ammalarsi di persone residenti tutte nello stesso palazzo ad essa prossimo, non si può sacramentare nemmeno sull’assenza di tale connessione che, a occhio, appare già fin troppo evidente. Ci si appella, insomma, ad Ippocrate ed al suo giuramento, perché dalla politica non ci si aspetta più nulla. L’assessore regionale all’ambiente Agatino Mancusi ha d’altronde con sussiego dichiarato davanti ai microfoni della TgR che non gli piace guardare al passato, bensì al presente e al futuro. “Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto – insomma – chi ha dato, ha dato, ha dato, scurdàmmoce ‘o ppassato, simm’ ‘e Napule, paisà!”

Anna R.G. Rivelli

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