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Gli immobili occupano circa 800 studenti. Eseguiti anche arresti con l’accusa di truffa e vicinanza al clan di ‘ndrangheta dei Cordì

LOCRI (REGGIO CALABRIA) – I carabinieri del Gruppo di Locri hanno sequestrato due immobili che ospitano l’Istituto statale d’arte e l’Istituto professionale statale per l’industria e l’artigianato, frequentati da circa 800 studenti, perché «totalmente abusivi». I carabinieri questa mattina ne hanno bloccato l’ingresso in quanto «erano – ha spiegato in seguito il procuratore della Repubblica Federico Cafiero De Raho – ospitate in edifici insicuri che non potevano essere finalizzati ad usi scolastici»

I militari hanno anche eseguito 15 provvedimenti restrittivi, arresti e altre misure cautelari, su ordine della Dda di Reggio Calabria, nei confronti di persone accusate di truffa, abuso d’ufficio e frode nelle pubbliche forniture, reati tutti aggravati della modalità mafiose per i presunti rapporti degli indagati con la cosca di ‘ndrangheta dei Cordì. «Le indagini – ha aggiunto il Procuratore – sono partite dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che nel maggio del 2014 ha riferito che un istituto scolastico a Locri di interesse dei Cordì, l’Istituto statale d’arte ‘Panettà, era stato costruito proprio da uomini che li rappresentavano nel mondo dell’imprenditoria. Nell’ambito dell’inchiesta abbiamo rilevato che, oltre al ‘Panettà, c’era un’altra scuola, l’Istituto professionale statale per l’industria e l’agricoltura, costruito dalla stessa società e che registrava, anche questo, diverse irregolarità. I due istituti erano stati costruiti in zone dove non potevano essere ubicati. Il nostro accertamento è partito nel 2014, ma le due costruzioni risalgono al 2005, anno in cui la Provincia aveva preso in locazione i due edifici». Cafiero de Raho ha riferito, inoltre, che «il sequestro non consentirà l’utilizzazione dei due edifici perché vengono meno la sicurezza e l’incolumità degli studenti».

Alcune società che hanno eseguito i lavori negli edifici in cui sono ospitati le due scuole sarebbero state legate alla cosca.

Nell’operazione sono coinvolti anche ex amministratori e funzionari del Comune di Locri e della Provincia di Reggio Calabria che negli anni scorsi si sono occupati dell’affidamento dei lavori che sono stati effettuati per adattare i due edifici per l’uso scolastico. I provvedimenti eseguiti sono il frutto dell’articolata attività d’indagine avviata nel 2015 dal Nucleo operativo della Compagnia di Locri dei carabinieri. Sono state, altresì, effettuate numerose perquisizioni personali e domiciliari anche nei confronti degli stessi indagati. Tra questi, per lo più incensurati, ci sono anche liberi professionisti. I carabinieri hanno anche sequestrato beni per un totale equivalente di 12 milioni di euro.

Tra le persone raggiunte da ordinanza cautelare c’è anche Salvatore Calabrese, di 75 anni, ingegnere, padre del sindaco di Locri, Giovanni. A lui è stata notificata la misura congiunta dell’obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria. Il padre del sindaco, negli anni scorsi, prima che Giovanni Calabrese venisse eletto primo cittadino, ha eseguito, nella qualità di libero professionista, lavori in uno dei due istituti scolastici sequestrati. A carico di Salvatore Calabrese si contestano i reati di truffa aggravata e continuata e frode nelle pubbliche forniture.

I provvedimenti e i nomi degli indagati

Sono cinque gli arresti eseguiti dai carabinieri. Una delle persone arrestate è stata condotta in carcere. Si tratta dell’imprenditore Pietro Circosta, di 45 anni, al quale sono stati anche sequestrati beni per 880 mila euro. Gli arresti domiciliari sono stati disposti, invece, per l’avvocato Luca Maio (45); Antonio Maiorana (47), impiegato; Rocco Maiorana commerciante, (50), e per Sofia Procopio (66), impiegata.

Gli obblighi congiunti di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria sono stati notificati, oltre che a Salvatore Calabrese, padre del sindaco di Locri, Giovanni, ad Antonio Circosta (74), pensionato, al quale sono stati anche sequestrati beni per 900 mila euro; Sergio Caracciolo (42), avvocato (sequestro beni per un milione e 300 mila euro); Giuseppe Cuzzilla (47), ingegnere; Giuseppe Lucano (51), architetto; Giovanni Macrì (65), pensionato; Antonio Pasquale Romeo (60), geometra; Antonio Milicia (56), architetto; Giovanni Boggio Merlo (76), agente di commercio, e Marianna Callipari (46), ingegnere.

A tutti vengono contestate la truffa a la frode nelle pubbliche forniture, con l’aggravante delle modalità mafiose.

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