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Il luogo dell'agguato a Salvatore Inzillo

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VIBO VALENTIA – L’inchiesta sull’omicidio del 46enne Salvatore Inzillo (LEGGI LA NOTIZIA DELL’AGGUATO A INZILLO), avvenuto ieri mattina nel piccolo borgo di Sorianello, passerà alla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Lo si apprende da fonti investigative che stanno per trasmettere tutto il fascicolo sul tavolo del procuratore capo Nicola Gratteri e del pubblico ministero Camillo Falvo.

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SULL’OMICIDIO DI SALVATORE INZILLO

Una decisione inevitabile in virtù delle frequentazioni della vittima che gli inquirenti vogliono orbitante al clan Emanuele che dal 2002 in poi ha occupato il territorio scalzando i vecchi rivali; Maiolo e soprattutto Loielo, con questi ultimi che starebbero cercando di riorganizzarsi. Ed infatti, il timore degli inquirenti è che possa riprendere la sanguinosa faida che nel giro di un triennio ha visto cadere diverse persone, in particolare giovani, nuove leve di entrambi gli schieramenti.

In quest’ottica, il delitto di Inzillo, sempre secondo fonti investigative, dovrebbe rappresentare la risposta ad un altro agguato, quello, tuttavia fallito e perpetrato lo scorso mese di aprile, ai danni di Giovanni Nesci, soggetto considerato vicino ai Loielo. E così il sangue torna a scorrere nella vasta area delle Preserre vibonesi in cui, dopo l’operazione “Luce nei boschi” che portò in carcere boss del calibro di Antonio Altamura e Bruno e Gaetano Emanuele, Franco Idà e Vincenzo Taverniti, gli equilibri erano saltati. Molti di loro sono caduti sul campo, altri sono in carcere, altri ancora invece liberi ma col continuo pensiero rivolto a guardarsi le spalle. Dopo un quarto di secolo, dunque, nella sanguinosa lotta per il dominio delle Preserre sono cambiati solo gli attori, ma la violenza, quella, è rimasta la stessa.

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