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LAMEZIA TERME – Le accuse della Dda di Catanzaro hanno retto davanti al Tribunale della Libertà, ma non per l’assicuratore Francesco Mascaro e per il perito Renato Rotundo, fra i 66 arrestati nell’ambito dell’operazione “Perseo” scattata il 26 luglio scorso contro il clan Giampà.

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SULL’OPERAZIONE PERSEO

Solo per Mascaro e Rotundo infatti il Riesame ha disposto la scarcerazione. L’assicuratore della Zurich di Lamezia Terme, Francesco Mascaro, insieme al perito della compagnia Renato Rotundo, erano accusati di concorso esterno in associazione mafiosa aggravata in quanto, nella loro qualità di agente assicurativo (Mascaro) e di perito (Rotundo) avrebbero favorito la cosca Giampà nei sinistri falsi, la quale reimpiegava i proventi delle truffe assicurative per l’esigenze della cosca (armi,droga,omicidi). Grazie alle loro compiacenze – secondo le accuse – agli esponenti del clan venivano liquidate somme provenienti da incidenti falsi. Il sistema truffaldino delle assicurazioni infatti è uno degli spaccati più corposi dell’inchiesta “Perseo”. 

Il Tribunale del Riesame di Catanzaro, ora, ha invece ha accolto l’istanza avanzata dai rispettivi difensori dei due indagati, gli avvocati Renzo Andricciola e Salvatore Staiano, i quali hanno contestato punto per punto l’ordinanza di carcerazione, riuscendo a dimostrare come i propri assistiti fossero totalmente estranei al sodalizio criminoso dei Giampà e come, in realtà, la loro posizione – secondo le tesi difensive – fosse più di parte lesa piuttosto che di concorrenti nel reato. Mascaro e Rotundo erano accusati dal boss, ora pentito, Giuseppe Giampà, che a suo dire riteneva i due indagati consapevoli della falsità dei sinistri che lui stesso, unitamente ad altri componenti della cosca metteva in atto. I difensori, in particolare, hanno allegato alla richiesta di Riesame un copioso fascicolo d’indagine difensiva da dove è emersa l’estraneità ai fatti dei propri assistiti. E’ il primo accoglimento di Riesame dopo i numerosi rigetti nelle operazioni “Medusa” prima e “Perseo” poi che vede alla sbarra la criminalità del lametino (in particolare la cosca Giampà) messa alle strette dalle dichiarazioni di 11 collaboratori di giustizia, che hanno fatto si che con le loro dichiarazioni, venissero arrestati con l’accusa di concorso esterno in associzione mafiosa, avvocati, politici, imprenditori e medici.
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