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«La lotta alla criminalità organizzata passa attraverso la prevenzione» ha sostenuto il responsabile del settore giustizia dell’Abi, Luigi Capalbo. «Il nostro impegno – ha detto – è stato notevole. Ora dobbiamo essere aiutati a farlo decollare». Per Calvosa è anche necessario «aggregare i consorzi fidi. Attualmente in Calabria esistono 30 confidi ma solo sei o sette funzionano. Ecco perchè ritengo che sia necessario averne pochi ma buoni». Infine, il Prefetto ha sostenuto che non sempre gli enti locali si costituiscono realmente come parte civile nei processi per mafia come dicono di fare. Un invito alla collaborazione tra le varie istituzioni è stato fatto dal vice presidente dell’Abi Calabria, Flavio Talarico. «Come mondo creditizio – ha detto – è nostro interesse cercare di trovare una collaborazione per contribuire a fare una società sempre più onesta, nel segno della trasparenza e della buona amministrazione». Maresca parlando dei confidi, ha detto che «209 confidi hanno ricevuto contributi del fondo. Esiste una grossa differenza organizzativa anche tra le varie regioni. Infatti, nella regione dove esiste una tradizione mutualistica, i confidi sono più strutturati. Laddove i confidi riescono a strutturasi bene funzionano meglio. Da parte nostra siamo a disposizione del prefetto antiusura e antiracket perchè crediamo che siamo in grado di rafforzare questo meccanismo». «L’usura – ha sostenuto Ledonne – è la forma più antica di riciclaggio dei poteri mafiosi. Estorsione ed usura, nella maggioranza dei casi, sono reati commessi dalla criminalità organizzata e rappresentano uno dei tre elementi di introito economico. Ecco perchè abbiamo bisogno di impoverire la mafia». Parlando del controllo del territorio esercitato dalla criminalità organizzata, Ledonne ha citato il caso di un paese del vibonese nel quale era stato imposto il pagamento di una tangente per poter passare da una strada. «Dobbiamo stare tutti insieme – ha sostenuto il magistrato – e denunciare le estorsioni, non dimenticando che c’è una fascia di imprenditori che fa affari con la mafia. Quest’ultima non è un problema solo delle forze dell’ordine e della magistratura. Cerchiamo di svegliarci e di capire che la mafia non va aiutata nè in modo diretto, nè in modo indiretto. Questa è una battaglia che o vinciamo insieme o perdiamo tutti».
Espulsione dal sistema per un certo numero di anni per chi non denuncia fatti estorsivi». A dirlo è stato il prefetto di Catanzaro, Sandro Calvosa. «In Calabria – ha sostenuto Calvosa a un convegno su “Pubblico e privato nella lotta al racket ed all’usura» organizzato dall’Abi Calabria e dalla prefettura di Catanzaro. – si pagano tassi più alti che al nord perchè c’è più difficoltà a restituire il denaro. Occorre dunque potenziare la fase pre-usura». Giuseppe Maresca, del ministero dell’Economia, ha parlato delle criticità che esistono nel rapporto con le banche come, ad esempio, «i tassi di interesse elevati, la lentezza e la duplicazione delle procedure, il rifiuto non sempre motivato di erogare prestiti su garanzia del confidi. Non è vero, comunque, che la situazione è critica con tutte le banche». Il procuratore aggiunto alla Direzione nazionale antimafia, Emilio Ledonne, ha ricordato il positivo esempio di Confindustria Sicilia sostenendo poi di rispettare «l’autonomia di ciascuno, ma in Calabria, nel settembre scorso, il presidente di Confindustria disse che erano stati espulsi alcuni imprenditori e che solo alcuni lo erano stati perchè avevano pagato il pizzo».

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