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di ADRIANO MOLLO
Da una parte il Pdl si affida a due pezzi da novanta: il sindaco Giuseppe Scopelliti a Reggio Calabria e il senatore Antonio Gentile a Cosenza. Dall’altra c’è un Partito Democratico in dissoluzione, a cui non crede nemmeno il gruppo dirigente che da mesi si accapiglia sulle candidature. Un film già visto nel 2005 a parti invertite. E’ con questo clima che si va verso le elezioni amministrative ed europee di giugno. Ieri il Pdl, su proposta dei coordinatori Sandro Bondi, Ignazio La Russa e Denis Verdini, ha scelto i coordinatori regionali del Pdl con la benedizione del presidente Silvio Berlusconi.
Promosso sul campo come corrdinatore in Calabria il sindaco di Reggio, Giuseppe Scopelliti, che sarà il probabile candidato alla presidenza della Regione.
Vicario il senatore Antonio Gentile, ripagato per il sacrificio del fratello Pino ad accettare la candidatura alla Presidenza della Provincia di Cosenza.
Una sfida difficile, ma Pino Gentile, alla prima uscita pubblica è stato chiaro: «La mia è una candidatura di servizio». Quindi guai a presentargli il conto in caso di sconfitta elettorale, la sua ambizione è la presidenza della Regione, non lo ha mai nascosto, ma si trova con un concorrente non di poco conto. Se dovesse vincere le elezioni provinciali, negli ambienti del Pdl si ipotizza una candidatura alle regionali del nipote, figlio di Antonio, che raccoglierà l’eredità politica della famiglia. Passando al Pd, le cose vanno malissimo. Ieri si è riunita la direzione regionale per stabilire le candidature alle europee ed è stato uno stillicidio. Sono volate parole grosse tra l’uscente Donato Veraldi e il segretario regionale Marco Minniti. Il primo ha accusato il secondo di averlo scaricato: e in effetti non figurava tra i candidati.
Il partito ha proposto l’assessore regionale all’Agricoltura Mario Pirillo e l’assessore al Personale Liliana Frascà. Per gli uscenti, ha puntualizzato più volte il segretario, la riconferma è una decisione della direzione nazionale.
Veraldi, proposto solo dalla federazione di Catanzaro, è diventato un caso: è risaputa l’influenza del presidente Loiero sulla segreteria, ma quest’ultimo anziché arrivare a uno scontro sul suo “fedelissimo” Pirillo, ha preferito mollare la presa e lasciare decidere in autonomia. Alla fine della lunga riunione dove sono stati in molti a prendere la parola, si segnala l’intervento critico del capogruppo del Pd Nicola Adamo, da tempo in silenzio che ieri ha sfogato il disappunto per un partito che sembra di plastica dove ormai «non si discute più dei problemi della Calabria e di come risolverli».
Dopo il faccia a faccia a porte chiuse, la comunicazione dell’ufficialità della «rosa» delle candidature che verrà proposta agli organismi dirigenti nazionali per la definizione della lista per le elezioni europee di giugno.
Veraldi ha preteso che la direzione si esprimesse anche sul suo operato e così è stato. «L’organismo dirigente del Pd calabrese ha espresso un giudizio positivo ull’operato di Donato Veraldi che, nel suo intervento, dopo avere messo in evidenza l’impegno profuso in termini di assiduità ai lavori del Parlamento europeo, ha sottolineato la necessità di ricandidare tutti gli uscenti».
A margine si è discusso anche delle candidature alle Provinciali. A Crotone c’è il caos più assoluto: gode Salvatore Lucà, fedelissimo di Loiero che ha deciso di correre in autonomia. A Cosenza, dove si prevede una battaglia tra big, nel Pd ancora si litiga per la composizione delle liste.
Lo scontro più forte è per i collegi di Rende e Cosenza, dove Sandro Principe non vuole disturbatori, e a Cosenza dove si è rischiato un incidente diplomatico tra Nicola Adamo e Franco Petramala (dg della sanità) per la candidature delle rispettive signore. Problema superato negli ultimi giorni.

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