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Nella festa del Melfi c’è un uomo che resta in panchina solo con se stesso, mentre tutto intorno esplode la baldoria. Peppino Maglione è felice, ci mancherebbe altro, lui è il primo tifoso gialloverde, ma il suo pensiero corre immediatamente al futuro, che non appare certamente roseo: «Godiamoci – spiega – questo momento. E’ una bella soddisfazione, ma il futuro è nebuloso».
Questo il primo commento del Presidente che poi aggiunge: «Il calcio non è patrimonio di pochi ma bene collettivo. Se la situazione resta quella attuale non ci sono i presupposti per continuare». Secco, fermo, deciso. La sensazione che si percepisce è che questa volta superare l’ostacolo iscrizione sia davvero arduo. Maglione da solo, o con l’aiuto di pochi, non può più farcela. Ieri c’è stata una discreta risposta del popolo. Ma non è questo che è in discussione. Gli Ultra ed i tifosi veri sono vicini al presidente e alla squadra, ma per far sì che il calcio prosegua, occorre l’intervento di chi economicamente può e soprattutto delle istituzioni rimaste insensibili agli ultimi accurati appelli.
Per loro inizia adesso il loro personalissimo campionato. Se ci tengono al Melfi e a Melfi città è giunto il momento di dimostrarlo. Con i fatti.

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