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Sono finiti in manette il suocero ed i cognati della collaboratrice di giustizia, Giuseppina Pesce, figlia del boss dell’omonima cosca di Rosarno, Salvatore. Il provvedimento è scattato nel corso di una perquisizione fatta nelle loro aziende, disposta dalla Dda di Reggio Calabria nell’ambito delle indagini per aver indotto nei mesi scorsi, la collaboratrice a ritrattare. Giuseppina Pesce, poi, nell’agosto scorso, ha ripreso la collaborazione con i magistrati.
L’arresto di Gaetano Palaia (a sinistra), di 65 anni, e dei figli Gianluca (al centro) e Giovanni (a destra), di 36 e 29 anni, non è connessa all’inchiesta della Dda sulla vecchia ritrattazione della collaboratrice, ma è stato disposto per realizzazione di discarica abusiva e detenzione e commercio di sostanze nocive. I carabinieri del Comando provinciale, del Noe, del Nas e dello Squadrone Eliportato Cacciatori nel corso di una perquisizione nelle abitazioni e nelle aziende dei tre, finalizzata alla ricerca di latitanti, hanno riscontrato una serie di gravi carenze igienico-sanitarie e strutturali negli impianti di lavorazione e commercializzazione di prodotti agrumari «Agrosucchi di Palaia & C.» e «Filda di Palaia Giovanni & C». Tra l’altro, i carabinieri hanno trovato un topo morto nella vasca del glucosio utilizzato per caramellare la frutta. Le due aziende, per un valore di circa un milione di euro, sono state sequestrate. Il marito di Giuseppina Pesce, Rocco Palaia, figlio e fratello degli arrestati, è attualmente detenuto nell’ambito dell’operazione All Inside dalla quale è scaturito il processo che si sta celebrando a Palmi.

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