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POTENZA – Ha sbagliato i tempi la bufera di neve che si è abbattuta sulla Regione: nel giro di valzer che ha caratterizzato la nascita della nuova giunta regionale, infatti, i nuovi assessori si sono trovati nelle nuove postazioni in piena emergenza. E probabilmente questa diversa prospettiva non ha fatto vedere loro con chiarezza tutte le difficoltà che i vari territori stanno affrontando. Così, mentre il neo assessore alla Protezione Civile, Agatino Mancusi annunciava al Tg3 che non c’erano criticità, il sindaco di Acerenza, Rossella Quinto, “deponeva le armi”, arrendendosi a una situazione insostenibile. E quella di Acerenza non era l’unica situazione critica già nella giornata di martedì. «Con il nuovo maglione della Protezione Civile, con tono rassicurante e aria disinvolta» – attacca Franco Mattia (Pdl) -Mancusi non ha gestito l’emergenza. Hanno funzionato il Piano antineve attuato a Potenza dal Comune e dall’Acta (Santarsiero ha evidenziato che nel capoluogo il piano era pronto da settembre), così come positiva è la situazione a Matera, secondo Mattia, ma a livello regionale le cose non hanno funzionato: «tale situazione – conclude Mattia – ci sollecita a richiedere un ripensamento del sistema di Protezione civile allo scopo, prima di alzare le mani e invocare l’arrivo dell’Esercito, non al fine di individuare una singola responsabilità quanto piuttosto le motivazioni e le cause delle disfunzioni registrate».
All’attacco anche il senatore Fli, Egidio Digilio, che ha chiesto al ministro della Difesa Gianpaolo Di Paola «di predisporre l’invio urgente di militari in Basilicata e al capo del Dipartimento Protezione civile Franco Gabrielli di inviare un commissario per l’attività di coordinamento della sala operativa della Protezione Civile della Regione Basilicata». E non mancano bordate all’assessore Mancusi: «Non vorremmo – commenta ironico – che fosse lo stesso monitoraggio effettuato a più riprese nel lago del Pertusillo per accertare le cause della moria dei pesci o per la situazione ambientale del Vulture-Alto Bradano nella vicenda Fenice».
«La macchina regionale della Protezione civile – ha continuato Digilio – è inadeguata, mentre i sindaci e le Province sono lasciate da sole a fare quello che possono al punto che più di qualche sindaco minaccia di dimettersi. Persino i volontari del Gruppo Lucano lamentano un atteggiamento ostile e il presidente della Provincia di Matera, come alcuni sindaci delle due Province, hanno chiesto lo stato di calamità, e scavalcando la Regione si sono rivolti direttamente alla Protezione civile nazionale». Parole dure, quelle di Digilio, che hanno fatto mutare anche il tono rassicurante del Mancusi delle prime ore dell’emergenza: «L’eccezionale situazione meteorologica che si sta verificando – ha replicato al senatore di Futuro e libertà – è inevitabilmente fonte di disagio, ma l’impegno di istituzioni e volontari, al momento, sta scongiurando il verificarsi di situazioni drammatiche quali quelle che, purtroppo, si stanno verificando in altre realtà. L’unica cosa di cui al momento non si ravvisa la necessità – ha concluso l’assessore Mancusi – è la polemica politica. Il direttore della Protezione civile regionale sta operando con il Centro coordinamento soccorsi attivato dalla Prefettura di Potenza, mentre contemporaneamente resta attivo il centro di coordinamento della Protezione civile regionale. L’esercito è già stato allertato, come pure le associazioni di volontariato a cui si possono rivolgere i sindaci che sono la massima autorità in campo in questi momenti. Per il resto anche la popolazione sta facendo la sua parte con comportamenti responsabili e senso del dovere. Le nostre energie restano concentrate sulla risoluzione dei problemi».
Ma quella del mancato funzionamento della Protezione civile regionale è solo uno dei fronti di polemica. L’altro è sicuramente legato alla richiesta dello stato di calamità che la Regione Basilicata non ha nessuna intenzione di proclamare: «la scelta -spiegano dall’Ente – è di operare, fino a quando sarà possibile, con mezzi propri e di altre amministrazioni. Diversamente crescerebbero costo benzina e carico fiscale. Tale richiesta, infatti, comporterebbe in automatico, l’applicazione della così detta “tassa sulle disgrazie”, ossia l’elevazione al massimo di tutte le addizionali fiscali sul territorio regionale».
Tutta colpa del decreto mille proroghe del 2010, che ha modificato il meccanismo della richiesta dello stato di emergenza, eliminando l’intervento finanziario dello Stato nella gestione delle operazioni e ponendo il carico sulle risorse regionali. Una posizione che sicuramente verrà ribadita stamattina a Roma dal presidente della Regione, Vito De Filippo, nel corso della Conferenza dei presidenti, convocata urgentemente proprio per affrontare l’emergenza neve. E dopo la riunione è previsto un incontro con il governo per capire quali saranno le prossime linee da seguire.
«Ma almeno si segua l’esempio del presidente della Regione Emilia Romagna Vasco Errani – ha suggerito il presidente del Gruppo IdV alla Regione, Nicola Benedetto – che ha chiesto un intervento del Governo perchè venga accordato lo slittamento di un mese per le comunicazioni e i relativi pagamenti presso l’Agenzia delle Entrate, l’Inps e l’Inail da parte delle imprese della sua regione. Se poi non si vuole fare ricorso allo stato di crisi, si può seguire l’esempio del presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, che ha scritto a enti locali, prefetture, Enel, società aeroportuali, ferroviarie, autostradali per seguire i bollettini meteo del centro funzionale e a garantire la massima attenzione alla tempestiva attivazione di ogni utile misura di prevenzione nonché delle opportune forme di allertamento del sistema di protezione civile. Almeno, in questo modo, si dovrebbe garantire, attivando un tavolo di crisi, perché non basta aprire un “canale” con il Dipartimento Protezione Civile, un coordinamento tra i Piani neve di Comuni e Province che da noi non c’è stato».

Antonella Giacummo

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