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VIBO VALENTIA – A distanza di pochi giorni da una operazione analoga, anche se in termini ridotti per numero di persone coinvolte (31 tra i quali un ex assessore comunale di Maierato), i carabinieri riprendono in mano la gestione dei contributi agricoli e scoprono che la situazione da approfondire attraverso ulteriori indagini è ben più ampia. Sono 218, infatti, le persone coinvolte nell’inchiesta “Braccia Pulite” scattata questa mattina in riferimento a ipotesi di reato risalenti fino all’anno 2003, 218 tra braccianti agricoli, responsabili di un patronato ed imprenditori agricoli che risultano oggi iscritti nel registro degli indagati a seguito dell’inchiesta svolta dai carabinieri della stazione di Vibo Valentia, agli ordini del maresciallo Nazzareno Lopreiato, in collaborazione con l’Ispettorato dell’Inps, coordinati dal comandante della compagnia, cap. Stefano Di Paolo e dal sostituto procuratore Santi Cutroneo della Procura della Repubblica di Vibo Valentia. Principale accusa, naturalmente a vario titolo, è truffa ai danni dell’Inps con un danno ipotizzato per le casse dell’Erario pari per circa 2,4 milioni di euro. Il sistema appare, dalle carte dell’inchiesta, estremamente ramificato coinvolgendo persone residenti in numerosi comuni del Vibonese, molti provenienti dalle zone montane di Soriano e Sorianello, ma non solo risultando operai originari di Briatico, Mileto, Serra San Bruno, Filadelfia e finanche indagati originari di Chiaravalle e di paesi del Catanzarese o addirittura persone neppure più residenti in Calabria (una risulta residente stabilmente in Canada dal 1963). Nello specifico nel corso delle indagini i carabinieri hanno scoperto, leggendo centinaia di richieste di indennità di disoccupazione giunte all’Istituto di Previdenza, come gli indagati, attraverso un sistema di scambio di informazioni e nominativi riuscivano a far apparire come in corso di coltivazione fiumi, torrenti, boschi ed addirittura delle cave adibite alla coltivazione di ortaggi e frutta e, come se ciò non bastasse, su piccoli appezzamenti di terra, in un solo giorno, si arrivava a constatare la presenza di oltre 60 braccianti, tra cui, in alcuni casi, anche gli stessi titolari del patronato. In pratica, i militari di Vibo Valentia diretti da Lopreiato hanno individuato un meccanismo collaudato e ripetuto attraverso cui i falsi braccianti con la complicità di alcuni responsabili del patronato e dei proprietari terrieri, richiedevano all’INPS il pagamento delle previste indennità per le giornate di lavoro perse facendo figurare, come già accennato, di aver stabilmente lavorato in terreni che non vedevano una coltura da decenni. Le persone indagate, alle quali sono stati notificati nel corso delle ultime ore gli avvisi di garanzia, sono accusate a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato e in particolare dell’Inps, truffa ai danni dello Stato e, in alcune specifiche ipotesi, tentata truffa. Grazie alla complicità dei responsabili del patronato, alcuni dei quali legati da vincoli di parentela e affinità, era possibile per degli imprenditori agricoli generare, in forza di contratti di comodato d’uso rivelatisi poi falsi o presunti tali, delle assunzioni di braccianti che figuravano lavorare presso dei terreni, in diversi casi neppure adibiti a coltivazione agricola. Una situazione incredibile che se confermata in sede processuale, ha generato un gravissimo danno alle casse dell’Erario. Danno di cui ora gli indagati dovranno rispondere all’autorità giudiziaria. Le indagini, comunque, sono tuttora in corso in quanto i militari stanno accertando se, ed eventualmente in che misura, alla riscossione delle somme seguiva una spartizione delle stesse fra i vari attori della vicenda.

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