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POTENZA – Nei corridoi del palazzo di giustizia si raccontano indiscrezioni e particolari sulla sentenza di ieri. C’è chi ritiene che uno dei tre giudici della Corte d’appello andasse ricusato per tempo. Chi ne ha soprannominato uno «il castiga avvocati». E c’è anche chi si ritiene soddisfatto per il lavoro che ha svolto. Come l’ex capo della procura Giuseppe Galante. La condanna a due anni per l’avvocato Piervito Bardi per favoreggiamento aggravato dal metodo mafioso, a un anno e sei mesi per l’avvocato Rosanna Agatiello per calunnia e a un anno e due mesi per l’avvocato Leo Chiriaco per false dichiarazioni, fa parlare. E ha risvegliato dissapori e veleni tra magistrati e avvocati che da un po’ erano sopiti. I difensori dei tre imputati, gli avvocati Nicola Buccico, Sergio Lapenna e Leonardo Pace, si affidano a un comunicato stampa. «Possiamo anticipare che proporremo senz’altro ricorso per Cassazione: naturalmente tale dichiarazione di volontà seguirà l’esame e la valutazione delle motivazioni, che conosceremo tra 90 giorni. Avvertiamo il dovere, impostoci non dall’appartenenza alla libera categoria degli avvocati ma dalla nostra seppur modesta sensibilità giuridica, di esprimere un dissenso né emotivo né epidermico e, anzi, irrobustito dalle pregresse favorevoli decisioni del Tribunale del Riesame, della Corte di Cassazione, del Tribunale Collegiale di Potenza e dalle conclusioni della procura generale. Riteniamo di poter spendere, ancora, ragioni ed argomenti solidi nella consapevolezza di difendere sì imputati, verso i cui destini personali ci sentiamo umanamente vicini, ma anche importanti questioni di principio sulle modalità di espressione e di comportamento della professione forense, per tradizione ancorata ai valori della libertà». E ora tocca alla Cassazione.

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