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di DON FORTUNATO DI NOTO* e MARIO CAMPANELLA**
Ogni anno, in tutto il mondo, milioni di bambini e di adolescenti vengono violentati, stuprati, privati del diritto fondamentale di ogni infante ad una crescita armoniosa, equilibrata, serena. Ogni giorno si consumano delitti sessuali turpi legati all’infanzia, spesso alimentati da un silenzio complice e assordante che, ancora oggi, protegge nell’insipienza la rete dei divoratori dei sogni e delle speranze, lasciando invece soli i bambini, vittime impotenti delle perversioni di un mondo che li oggettualizza e li scarnifica e ne respinge il grido di dolore che fuoriesce dalle loro anime. In ogni istante Rachele piange i suoi figli, prede di un mercato delinquenziale che si organizza sui corpi innocenti di bimbi senza patricio e senza copertura, ma anche di esuli senza patria che subiscono l’assalto alla loro innocenza nel chiuso delle mura familiari. Il 60% almeno delle violenze pedopornografiche, in Occidente, si perpetra all’interno delle famiglie e il prototipo è interclassista, con punte di esacerbazione che riguardano i ceti abbienti e culturalmente “avanzati”. Il tasso di latenza tra l’inizio delle violenze e le denunce è ancora troppo grande e va da 2 anni a un periodo che si trascina sino a 10, 20 anni, finendo per accompagnare alla prescrizione un reato che dovrebbe essere imprescrivibile e immanente, sospeso per sempre nel vortice della sanzione e della condanna. Perché la pedofilia è l’estinzione della natura, l’abbrivio che distrugge la funzione pedagogica dell’uomo e la sua propensione inclinativa ad essere guida, maestro, educatore delle coscienze. Sono tanti, troppi i casi di persone che subiscono questa ferita copiosa e sanguinante e anche oggi che la legislazione è cambiata e la cultura generale ha contaminato con esempi positivi i quartieri e le città, insegnando ai bambini, ai ragazzi, agli adulti il valore della denuncia e il senso della dignità umana che nessun orco può lenire, la cappa avvolgente di terrore e di tenebre di cui i pedofili sono portatori sovrasta le teste di tanti adolescenti. La storia dell’uomo e la sua evoluzione positiva, il cristianesimo e la tradizione identitaria dell’Umanesimo hanno reso concreta e tangibile la primazia dell’infanzia nella progettazione del vivere comune e nella condivisione valoriale di regole e di principi trasmissibili. Se l’uomo evolve la sua adattabilità fisiologica e se il suo pensiero lievita verso un sapere non slegato dalla pietà e dalla solidarietà lo deve alla capacità che ha di proteggere i suoi cuccioli , aprendo loro la via del benessere e della spiritualità. Ma una società che non si libera dei soprusi all’infanzia e della trasformazione oggettuale ed edonistica dei bambini è un’aggregazione lacerata e patogena, che abbandona la via della bellezza ed è contigua con alla distruttività insita nell’uomo stesso. E’ triste constatare come nelle istituzioni centrali, nelle Regioni, nei Comuni non trovi spazio una politica di attenzione sociale che non sia effimera o dilatoria ma che parta realmente dalla tutela dell’infanzia e metta a bersaglio le molteplici ragioni di povertà, di ignoranza, di degrado e (soprattutto di solitudine che, al netto delle complicità criminali, tengono ancora in ostaggio chi può e deve ribellarsi alla follia e non riesce a farlo. Davvero la politica non coglie nello sguardo solitario di un bambino il dolore atroce e pervicace della sopraffazione e l’odore acre della violazione di un patto della natura? I bambini non fanno blocco sociale, non sono portatori di lobbies e di interessi, non sono un corpo elettorale. Ma non puntare sulla loro crescita sana e sul rispetto intangibile della loro sessualità è una debolezza che le comunità non possono permettersi. Ci sono Regioni che potrebbero accedere ai fondi speciali per elaborare progetti di prevenzione con le Asl, potenziando il personale psicoterapico e medico a disposizione e alimentando la conoscenza degli spazi di libertà dalla violenza, intensificando il rapporto con gli organismi giudiziari. Un’idea progetto che ribadisca a chiare lettere che l’infanzia è sacra e che la sua tutela è un compito affidato a tutte le persone che vivono nella pienezza il loro essere adulti e responsabili. E’ questo l’appello che noi vogliamo lanciare a tutta la classe politica, ai sindacati, all’associazionismo rappresentativo. Per salvare il futuro partendo dal presente. Per scrivere una manifesto incancellabile che proietti il mondo in una dimensione di libertà.

*Sacerdote, Presidente Associazione Meter

**Giornalista commissario Corecom Calabria Autori del libro
di prossima pubblicazione “Lettera a una bambina molestata”

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