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Fino ad agosto Napoli era poco più di un luogo comune. I cosentini vedevano i cassonetti gonfi di buste e dicevano <>, ma senza crederlo davvero. A distanza di circa un mese quello che sembrava un luogo comune è divenuto realtà. La gente è rientrata dalle ferie e Cosenza e il suo hinterland si sono trovato soffocati anche perchè nell’area urbana Cosenza-Rende la differenziata non è mai partita. Sommersi di rifiuti, in maniera democratica e pluralistica, però. Dal centro alle periferie non c’è alcuna differenza. Ovunque le stesse scene: cassonetti stracolmi e cartoni a fare da corona. Per fortuna il tempo è clemente. Le temperature si sono abbbassate e almeno hanno risparmiato ai cosentini l’olezzo dell’immondizia in decomposizioneche in alcuni giorni di agosto era davvero insopportabile e faceva gridare all’allarme igienico-sanitario. Magra consolazione, visto che camminare sui marciapiedi è a rischio inciampo nella cena di altri e che in qualche quartiere popolare c’è chi potrebbe uscire di casa senza usare la porta, tanto il cumulo dei rifiuti sta quasi arrivando al primo piano. Anche il suggestivo centro storico di Cosenza è sfregiato dai rifiuti. Una cartolina mica male per i turisti. Così i cosentini allibiti si chiedono come sia potuto accadere. La risposta parte da lontano e le cause sono almeno due. Da un lato la crisi della società che si occupa della raccolta, dall’altro l’assoluta mancanza di impianti. La Vallecrati Spa è ridotto all’osso. Vanta crediti verso i Comuni-soci, ma anche un mare di debiti. Siccome i municipi pagano soltanto se capita e visto che l’azienda ha un organico di oltre 400 operai, la Spa ad oggi non ha nemmeno i soldiper fare gasolio. Per conentire un raddoppio dei turni di raccolta l’ultima volta è stato il Comune di Cosenza a pensare alla nafta. Nel corso degli anni c’è stato un giro vorticoso di manager. Tutti inutili, hanno fatto tutti una brutta fine, compresi gli ultimi che sono stati sfiduciati dai lavoratori e dalla politica. Loro si difendono imputando ai sindaci irresponsabilità e alla politica di aver gonfiato gli organici aziendali oltre misura. Fatto sta che in molti pensano ad una strategia di fuga. Rende ad esempio, in questo periodo di emergenza ha deciso di affidarsi alla CalabraMaceri, paradossalmente uno dei soci della Vallecrati, che le raccoglie l’immondizia e la scarica nel suo impianto. Cosenza non ha impianti nel suo perimetro e boccheggia. Proprio questo è il grande male di Cosenza. Manca un temovalorizzatore , manca un’impiantistica, come denunciava già nel gennaio 2007 l’allora commissario straordinario, Ruggero. Da allora ad oggi non è cambiato niente. Si continua a scaricare a Crotone e San Giovanni in Fiore dando vita ad un turismo di rifiuti che ai cittadini costa un bel pò. La cosa più grave è che c’è una sorta di assuefazione al problema. Non solo da parte dei cittadini, ma anche da parte di chi dovrebbe dare soluzioni. Già, ma chi? Il sindaco di Cosenza, Salvatore Perugini, non ha competenze in materia. Regione e Provincia dicono lo stesso, perchè il commissario regionale ha avocato a sè competenze e risorse. Così nessuno se ne occupa in maniera approfondita. Si susseguono riunioni e incontri, accuse velate su carta, ma nessuna iniziativa forte come la situazione richiederebbe. Eppure il prossimo 31 dicembre scade il mandato del commissario, senza possibilità di proroga, ha assicurato Loiero. A quel punto la palla passerà alla Provincia e su questo problema Mario Oliverio rischia di giocarsi la sua rielezione. Intanto il Procuratore di Cosenza , Dario Granieri, ha voluto vederci chiaro nel tilt dei sistema dei rifiuti, di come sia potuto accadere e se qualcuno abbia lavorato a bellaposta per crearlo. Ha costituito un pool formato dai pm Tridico, Cozzolino e Minisci. Le indagini sono solo all’inizio, l’ipotesi di accordo è interruzione di pubblico servizio.

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