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Questa volta hanno completato l’opera e trascorsi soli 14 giorni dall’ultima intimidazione, quando ignoti bruciarono fin dentro il deposito della ditta edile Isveco due betoniere, la scorsa notte la mano del racket ha colpito ancora. Stavolta è toccato a un escavatore della stessa ditta nel cantiere in via Riparo Vecchio nel quartiere di Cannavò. Il mezzo, completamente distrutto, è un cingolato utilizzato per i lavori di movimentazione del terreno di un valore di circa 200/220 mila euro. Come detto questo è solo l’ultimo attentato in ordine di tempo per il 73enne imprenditore Giuseppe Nava e per suo figlio Felice, 42 anni, amministratore unico dell’Isveco. “Forse – ha commentato quest’ultimo – preferiscono buttarci fuori dal mercato piuttosto che chiederci il pizzo. Non abbiamo avuto, infatti, alcuna richiesta estorsiva”. E intanti Nava senior ha incontrato il prefetto Francesco Musolino. “Gli ho ribadito – ha dichairato – la richiesta di aiuto allo Stato anche se attendiamo dal 2003 il risarcimento per l’attentato di Arghillà. Da 15 anni subiamo attentati rilevanti, ma nonostante le regolari denunce e l’intervento delle forze dell’ordine il problema si ripresenta. Reggio – ha concluso bordando – non è la città sicura che descrive il sindaco Scopelliti”. Intanto è certo che i titolari si appelleranno alla legge sulle vittime del racket.

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