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E’ un’America triste e disperata, ma concreta e viva quella che racconta Laurie Anderson nello straordinario spettacolo ‘Homeland’, ieri sera a Catanzaro (seguiranno altre due tappe italiane del tour mondiale) accompagnata dal marito Lou Reed, che si è concesso straordinariamente per quattro pezzi. La Anderson per due ore, sviluppando e portando a compimento la sua sperimentazione sul terreno musicale, ha narrato – proprio come si fa nell’antica tradizione dei cantastorie – la crisi profonda e le ansie dell’America di oggi, attualizzandola all’elezione di Barack Obama, lo «straordinario presidente», lo ha definito Anderson. E dentro c’è tutto: le paure per il clima e per la crisi economica, la denuncia netta della guerra in Iraq e dell’ottusità di Guantanamo.
Il suo violino elettrico, accompagnato da una tastiera e da un basso, su un palco illuminato da decine di lumini al petrolio ha gridato ma non urlato un malessere sordo e profondo ed ora l’attesa per quello che potrà fare Obama. Poi la chitarra di Lou Reed e la sua voce sempre eguale e sempre fonda hanno fatto il resto. Pubblico in visibilio, tre bis ma poi Reed e la moglie hanno dovuto chiudere.

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