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All’ospedale «Giovanni Paolo II» di Lamezia Terme è stata attivata la risonanza magnetica del cuore, un sistema innovativo di indagine per scrutare i difetti del cuore e verificare in modo non invasivo l’esito di infarti. Antonio Butera, direttore della struttura complessa di Cardiologia-Utic, e Salvatore Galea, direttore della unità operativa di radiologia hanno spiegato che «questa è una metodica diagnostica di terzo livello, estremamente complessa che solo pochi centri in Italia effettuano e che consente uno studio approfondito e dettagliato di molte delle malattie che possono colpire il cuore: dall’infarto miocardico, alla cardiomiopatia dilatativa, dalle miocarditi alle pericarditi, alla displasia aritmogena del ventricolo destro: il grande vantaggio di questa tecnica – hanno aggiunto i due primari – sta nel fatto di essere una metodica pressochè innocua che non prevede l’utilizzo nè di radiazioni, nè la somministrazione di mezzi di contrasto iodati come avviene ad esempio per la Tac che, sia pure raramente, possono dare effetti collaterali». A questo risultato si affianca un altro successo ottenuto dalle unità operative di cardiologia e radiologia, in quanto la cardio-risonanza dell’ospedale lametino è stata scelta per essere uno dei 9 Centri in Italia che condurranno uno studio dalla elevata valenza scientifica e clinica denominato «Miot» (Myocardial Iron Overload in Thalassemia). Quello di Lamezia sarà, tra l’altro, l’unico riferimento per tutto il centro-sud. «Lo studio – afferma il cardiologo Claudio Ascioti – è il primo ed unico al mondo a valutare la applicabilità di una particolare sequenza prototipale di risonanza magnetica, detta «T2-star», che consentirà di studiare con estrema precisione ed in modo assolutamente non invasivo, l’eventuale accumulo di ferro a livello dei vari organi, studio che condurrò insieme alla dottoressa Stefania Renne, cardiologo, e alla dr.ssa Antonella Ferrise, radiologo, entrambe dello stesso ospedale, con il contributo del tecnico della risonanza magnetica, Lorenzo Caputo. Lo studio – dice ancora Ascioti – valuterà altresì il valore prognostico e le relative ricadute sul piano terapeutico di tale metodica nei pazienti affetti da talassemia e drepanicitosi, malattie che costringono i pazienti che ne sono affetti a continue trasfusioni di sangue, con il conseguente accumulo di ferro che, quando in eccesso, diventa tossico per alcuni organi, soprattutto il cuore ed il fegato». In Calabria sono circa 600 i pazienti affetti da tali malattie e l’arruolamento del centro di Lamezia nello studio Miot consentirà a molti di questi di poter effettuare l’esame di Risonanza Cardiaca a Lamezia Terme, senza dover «emigrare» verso i pochi centri esistenti del centro-nord Italia.

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