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L’inchiesta della Procura Distrettuale antimafia di Catanzaro che ha portato al fermo di venti esponenti delle cosche di Crotone e ad 11 perquisizioni nei confronti di amministratori, funzionari di ministeri e professionisti, nasconde un legame forte tra politica e criminalità.
Le attività illecite delle cosche della frazione di Papanice si intrecciano con la realizzazione della mega struttura turistica Europaradiso, il cui progetto fu presentato da un imprenditore israeliano e che non giunse mai alla fase attuativa per il parere contrario della Regione Calabria.
Le indagini delle squadre mobili di Crotone e Catanzaro hanno avuto inizio nel 2005 e con il passare degli anni gli investigatori hanno avuto modo di accertare come si incrementassero sempre di più le estorsioni, il traffico di droga ed armi. La pericolosità delle cosche di Cutro, Isola Capo Rizzuto e Papanice è dimostrata dalla recentemente e sanguinosa faida iniziata alla vigilia di pasqua di quest’anno con l’omicidio di Luca Megna. Una serie di delitti che non ha risparmiato donne e bambini.
Che le cosche del crotonese fossero pronte a tutto lo dimostra anche una colletta di fondi avviata per assoldare un killer che avrebbe dovuto uccidere il sostituto procuratore della Repubblica, Pierpaolo Bruni, da anni impegnato nella lotta alla criminalità organizzata. Per l’attentato erano stati predisposti armi come un bazooka ed un fucile di precisione.
Ma uno degli scenari più inquietanti è quello relativo alla capacità della ‘ndrangheta di infiltrarsi nella pubblica amministrazione. Dalle indagini è emerso che in occasione della campagna elettorale del 2006 per il rinnovo del consiglio comunale di Crotone le cosche pagavano i voti per eleggere i loro referenti.
Uno dei principali interessi per le cosche crotonesi era rappresentato dalla realizzazione di Europaradiso. Un affare che ha portato all’emissione di undici avvisi di garanzia nei confronti di tecnici e funzionari del Comune di Crotone, del capogruppo del Pd in consiglio, Giuseppe Mercurio; del Capo di Gabinetto dell’allora Ministro dell’Ambiente, Emilio Brogi; del direttore generale dello stesso Ministero, Aldo Cosentino, e di un funzionario dell’Unione Europea Riccardo Menghi.
Gli investigatori ritengono che le cosche di Crotone si sarebbero interessate a fare in modo che l’area dove doveva sorgere Europaradiso non fosse sottoposta ai vincoli previsti dalle zone a protezione speciale (Zps). Attraverso i funzionari del Ministero dell’Ambiente sarebbe stata inviata all’Unione Europea una documentazione parziale per quanto riguarda i vincoli a cui era sottoposta l’area. Gli inquirenti ipotizzando anche il pagamento di somme di denaro per evitare che ci fossero intralci nelle procedure burocratiche

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