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Due persone, padre e figlio, sono state denunciate per macellazione clandestina dagli uomini del Corpo Forestale del comando provinciale di Vibo Valentia. La vicenda è scaturita, secondo quanto riferito dagli inquirenti, da un singolare episodio accaduto qualche giorno addietro a Serra San Bruno, quando, nel tardo pomeriggio, una pattuglia del locale Comando Stazione era stata allertata per un incidente stradale, che aveva visto coinvolti un autoveicolo ed un bovino incustodito. Il sinistro era avvenuto all’ingresso del centro abitato di Serra San Bruno. A prima vista sembrava trattarsi di uno dei non purtroppo rari incidenti causati dalle cosiddette «vacche sacre», con il coordinamento della Prefettura di Vibo Valentia. Ma la successiva attività posta in essere dagli agenti avrebbe riservato non poche sorprese. Giunto sul posto, il personale del CFS, constatato che gli occupanti l’autoveicolo non avevano subito danni fisici, hanno preso atto che l’animale che aveva provocato l’incidente si trovava riverso sul selciato in gravi condizioni. Grazie al codice presente sulla marca auricolare apposta all’orecchio, è stato individuato rapidamente il suo proprietario, un allevatore con stalla a Serra San Bruno, tale R.R., di 33 anni, residente a Spadola. Sul posto anche il personale medico del Servizio Veterinario dell’ASP di Vibo Valentia, con il quale il personale CFS ha eseguito un immediato controllo nella stalla del proprietario del bovino, riscontrando diverse irregolarità nella tenuta del registro di stalla e nella custodia degli animali «ufficialmente» in carico, che hanno portato ad alcune contestazioni formali. Il Medico veterinario, inoltre, constatato che l’animale ferito nell’incidente, nel frattempo, era stato già macellato dal proprietario, a suo dire per evitargli «inutili sofferenze», ha comunicato a quest’ultimo che il bovino non poteva essere destinato al consumo umano, viste le modalità del decesso, disponendoche si procedesse alla distruzione della carcassa mediante interramento, operazione questa, vista l’ora tarda, rinviata all’indomani. Il giorno successivo, il personale del CFS si è recato sul con un altro medico veterinario dell’ASP al fine di procedere alla distruzione della carcassa, apprendendo dal proprietario e dai suoi parenti che l’animale era stato già sotterrato per evitare che, durante la notte, si avvicinassero cani randagi o animali selvatici. A riprova di ciò, era stata mostrata un’area che presentava la terra smossa di recente, sotto la quale, sempre a detta del proprietario, era stato seppellito l’animale. Ritenendo poco plausibile quanto dichiarato e volendo procedere alla visione diretta dell’animale morto la sera precedente, il personale del Cfs ha fatto rimuovere la terra, ma nella fossa non c’erala carcassa del bovino, bensì solo la sua pelle e gli organi interni, a testimonianza del fatto che l’animale, durante la notte, era stato depezzato e la carne trasportata ed occultata in luogo sconosciuto. Da qui la denuncia per il reato di macellazione clandestina a carico di R.R. e del padre R.N., di 66 anni residente a Serra San Bruno, il quale avrebbe svolto un ruolo attivo in tutta la vicenda.

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