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Un’assoluzione ed un rinvio per ulteriori approfondimenti investigativi.
Sono queste le decisioni assunte oggi nell’ambito dei giudizi abbreviati a carico di Giuseppe Cacciatore, titolare di un’agenzia di viaggi, e di Mario Magno, 52 anni (nella foto), all’epoca dei fatti contestati vice presidente della Provincia di Catanzaro, dell’Udc, e consigliere comunale di Lamezia Terme, entrambi accusati di truffa aggravata ai danni di ente pubblico e falso, nell’ambito dell’inchiesta su presunti rimborsi gonfiati o non dovuti sborsati dall’Ente pubblico.
Il giudice dell’udienza preliminare Antonio Giglio ha assolto Cacciatore, come richiesto dallo stesso pubblico ministero d’udienza Andreana Ambrosino, e dall’avvocato Francesco Gambardella. Dopo la discussione dell’avvocato Giuseppe Spinelli, difensore di Magno, per il quale il pm ha chiesto una condanna a sei mesi di reclusione, il gup ha disposto nuovi approfondimenti a carico dell’imputato, ed ha rinviato per la decisione al prossimo 12 febbraio.
Gli abbreviati (che in caso di condanna comportano lo sconto di pena di un terzo), erano stati ammessi lo scorso 12 giugno, quando il gup aveva contestualmente rinviato a giudizio altre sei persone, quasi tutti imputati in qualità di amministratori pubblici di Catanzaro, al processo che è in corso davanti al Tribunale, e che riprenderà il 30 gennaio. In quella sede sul banco degli imputati siedono (le rispettive cariche si riferiscono al periodo considerato dalla pubblica accusa nella richiesta di rinvio a giudizio): Domenico Critelli, di 56 anni, quale consigliere provinciale del Nuovo Psi; Emilio Verrengia (42), quale ex assessore comunale ai Trasporti e capogruppo dell’Udc in consiglio provinciale; Tommaso Brutto (44), quale assessore provinciale ai Trasporti, ex capogruppo dell’Udc in consiglio comunale, e consigliere a Palazzo de Nobili; Vincenzo Bruno (48), quale capogruppo provinciale ex Ds, e presidente della Comunità montana Fossa del Lupo; Peppino Ruberto (36), quale consigliere provinciale dell’Udc; ed il titolare di agenzia Ercole Vescio (43). Nell’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Cristina Tettamanti, è descritto un presunto giro di fatture che sarebbero state gonfiate o emesse relativamente a spese inesistenti, per ottenere rimborsi non dovuti dagli Enti pubblici di appartenenza, Comune o Provincia. Un quadro emerso dall’inchiesta della Sezione di Pg della Guardia di Finanza, in cui diversi amministratori pubblici non avrebbero avuto remore a commettere dei reati in spregio delle proprie funzioni, per somme a volte irrisorie: da poche decine di euro a qualche centinaio per fattura.

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