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E’ braccio di ferro fra Regione ed Lpu-Lsu. I lavoratori che sono stati stabilizzati lo scorso primo aprile erano scesi in piazza. Davanti a Palazzo Alemanni, sede della giunta regionale, uniti ai sindacati Cgil, Cisl e Uil i lavoratori, provenienti da ogni angolo delle diverse province della Calabria, hanno espresso la loro contrarietà rispetto al fatto che il dipartimento del Personale ha predisposto gli atti di assegnazione di circa 350 lavoratori, nella categoria B1 con contratto part-time di 24 ore settimanali, inquadramento giudicato insufficiente rispetto alle competenze. A questo si aggiunge il loro trasferimento negli uffici di Catanzaro.
Ieri è scoppiata la protesta, iniziata alle 10 e durata a oltranza, durante la quale alcuni lavoratori hanno duramente contestato anche i rappresentanti delle organizzazioni sindacali arrivando, addirittura, a bruciare e distruggere le loro bandiere. Prima ancora, però, i rappresentanti delle associazioni sindacaliste, in segno di protesta, hanno occupato la sede delle riunioni della giunta regionale, in attesa di una concertazione senza esito. A niente è servito l’incontro con gli assessori al Lavoro, Mario Maiolo (nella foto) e al Personale, Liliana Frascà. Per la giunta regionale non esistono margini di trattativa. Da un lato i sindacati che di fatto non contestano la rimodulazione del personale e il trasferimento degli ex Lsu-Lpu negli uffici del capoluogo, ma chiedono la sospensione del provvedimento per qualche giorno, per poter discutere sui criteri da adottare e su eventuali misure di sostegno.
Dal lato opposto, la Regione. Per l’ente, l’entrata in servizio degli ex Lsu-Lpu è determinata da un’effettiva esigenza dei dipartimenti e la loro stabilizzazione inquadrata nell’attuale organizzazione del lavoro. La giunta ha ricordato agli ex precari che il loro status non è più quello di qualche mese fa, ma che, al contrario, si trovano in una situazione privilegiata rispetto a quanti ancora aspettano una stabilizzazione o un posto di lavoro. In quanto dipendenti della Regione, sottoposti al vincolo di questo stato giuridico sono stati invitati ad assumere l’incarico a cui sono stati assegnati. Inoltre, per la Regione ogni situazione potrà eventualmente essere tenuta in conto solo nel quadro di una riorganizzazione in atto del personale regionale e in base ai fabbisogni funzionali degli uffici regionali.
Al termine della giunta, Loiero e gli assessori sono stati costretti a lasciare il palazzo da un’uscita secondaria. Intanto i lavoratori hanno lamentato un aggravio di spese e disagi per la nuova condizione di pendolarismo. Gli ex Lsu-Lpu, ritengono un danno di non essere ancora totalmente stabilizzati e di percepire solo 650 euro al mese per tre giorni alla settimana, c’è stata anche la beffa di vedersi trasferire per svolgere, poi, unlavoro che, a loro dire, non appartiene alla loro categoria professionale e dovendo per questo sostenere la fatica e i costi del viaggio. Lo hanno spiegato, Pasquale Toscano e Antonio Tripodi, due lavoratori provenienti dalla provincia di Reggio Calabria e Pietro Rio, di Cosenza, il quale ha messo in evidenza come avvocati, ingegneri ed architetti, persone diplomate e laureate, in una sola parola professionisti, siano stati declassati.
C’è chi, inoltre, racconta di essersi presentato al dipartimento nel quale avrebbe dovuto prendere servizio, ma che dopo aver macinato chilometri per arrivare alle otto a Catanzaro da Locri, lo hanno rinviato indietro, invitandolo
a presentarsi a palazzo Alemanni. Dal canto loro i sindacati, hanno espresso le loro ragioni. Lo ha fatto il segretario regionale della Funzione pubblica Uil, Raffaele Gentile: «Siamo contrari al trasferimento degli ex Lsu, almeno fino a quando non verranno definitivamente stabilizzati a full-time (36 ore). Inoltre, la Regione non li ha inquadrati nei loro profili di appartenenza. Non li si può penalizzare ulteriormente». Come ha sottolineato il segretario regionale della Funzione pubblica Cisl, Natale Pace, i 350 lavoratori interessati alla riorganizzazione territoriale venivano, prima, utilizzati dalla Regione come Lsu nei loro territori svolgendo le funzioni di loro competenza e percependo uno stipendio maggiore, «ora sono stati stabilizzati – ha detto – in maniera non idonea e percepiscono uno stipendio minore». Di una situazione di precariato ha parlato il segretario regionale della Funzione pubblica Cgil, Luigi Veraldi: “Noi chiediamo – ha detto – la garanzia di una piena stabilizzazione e la creazione di condizioni di pari dignità per tutti i lavoratori”.

Raffaella Rao

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