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Nonostante il freddo pungente in piazza c’era tanta gente, dai cittadini, che lentamente si sono accodati al corteo, alle istituzioni, ma anche la Soka Gakkai, ossia la scuola buddista cosentina, le Acli e rappresentanti di Cgil e Cisl. La Marcia e veglia della pace ha stupito per la massiccia affluenza di partecipanti, a migliaia. Un modo per lanciare un messaggio di speranza in un momento storico critico. Mentre alcuni ragazzi sventolano il grande stendardo arcobaleno, l’immagine ritorna alle bombe che si riversano su Gaza senza sosta da più di una settimana . Proprio in occasione della giornata mondiale di preghiera per la
pace anche la città bruzia ha saputo rispondere al meglio all’appello dell’arcivescovo Nunnari che ha guidato la testa del corteo insieme al presidente
provinciale Mario Oliverio, al sindaco Salvatore Perugini, al questore di Cosenza
Raffaele Salerno e al prefetto Fallica. Una marcia che da piazza dei Bruzi si è diretta verso il complesso di Santa Teresa, dove l’arcivescovo ha presieduto alla veglia. Un cammino silenzioso, illuminato dalle fiaccole distribuite per tutto il corteo, mentre dai megafoni la voce di Nunnari si perdeva verso il corso principale. «Una risposta importante da parte della città – afferma Perugini – lo scopo della marcia è quello di mobilitare le coscienze al valore della pace». Concetto ribadito anche dal presidente provinciale Oliverio: «Il messaggio di
pace deve affermarsi all’interno di un quadro di coesistenza rispettosa, contrastare la povertà e i conflitti in nome di una nuova consapevolezza». Ma le parole di Nunnari sono quelle che più di tutte hanno dato un senso alla
marcia, «creare una solidarietà globale che affermi una cultura della legalità, attraverso corrette logiche politiche ed economiche». Un appello forte, che riprende il discorso aperto recentemente da papa Benedetto XVI. Presenti anche
molti rappresentanti del comune, dalla Furlano a Commodaro, passando per l’assessore Vuono che rimane nelle retrovie insieme ai rappresentanti dell’istituto buddista. Anche Pietro Rossi della Cgil crede che la marcia possa soprattutto riportare l’attenzione sulla «grave situazione di disagio sociale in
cui versa la città». Insomma una risposta più che ampia all’appello dell’arcivescovo. Per Salerno però la marcia non vuole guardare «soltanto alla
situazione mediorientale, ma vuole riaffermare il concetto di rispetto reciproco, una vera e propria cultura della pace che possa espandersi in tutto il mondo, soprattutto nei luoghi dove i conflitti sono all’ordine del giorno». All’ingresso della chiesa, davanti le porte spalancate di Santa Teresa, i cittadini si sono
riuniti in piccoli gruppi aspettando pazientemente di poter fare ingresso nel complesso, mentre alcuni scout raccoglievano diligentemente la bandiera arcobaleno
«nella speranza di non doverla più sventolare sotto le bombe».

Valerio Panettieri

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