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Il tragico evento che ha coinvolto A.L., 28 anni di Trebisacce, si consuma tra buona e malasanità. Cominciamo dalla cronaca del fatto. Poco dopo le due di notte, tra mercoledì e giovedì, il giovane A.L., diplomato in attesa di occupazione che vive con i genitori, entrambi apprezzati professionisti, cade nel vuoto dal balcone posto al terzo piano della sua abitazione. Un volo tragico le cui cause, tra caduta accidentale e tentato suicidio, fanno propendere per la seconda ipotesi, considerata l’ora dell’evento. Sono gli stessi genitori a
chiedere l’intervento dei sanitari. Sul posto, nei pressi del Liceo scientifico,
si reca l’ambulanza del 118 con la dottoressa Maria Durso. Le condizioni del giovane appaiono disperate. Viene trasportato presso il pronto soccorso del vicino
ospedale “Guido Chidichimo”, a poche centinaia di metri dalla palazzina in cui
si consuma il dramma. Viene allertata l’equipe chirurgica. Nella sala operatoria,
intervengono i chirurghi De Santis, Pino Carlomagno e Pino Corigliano insieme con l’anestesista Rita Trinchi e gli infermieri del reparto operatorio. Il giovane viene sottoposto ad un delicato intervento chirurgico da politraumatizzato. Gli asportano la milza, ricuciono la lesione al fegato e gli aspirano sangue dai polmoni. E’ ancora in vita, dopo quattro ore di intervento, ma le sue condizioni
rimangono critiche per cui il primario di chirurgia, Enrico Cappa, giunto all’alba, ritiene indispensabile il trasferimento in un centro di rianimazione. Qui comincia la “via crucis” per il giovane paziente. Dall’ospedale di Trebisacce, partono telefonate e fax per vari ospedali. Da Cosenza a Catanzaro,
Reggio Calabria, Vibo Valentia, Bari, Taranto, Potenza, Lecce, Messina, San Giovanni Rotondo, Nocera Inferiore, Napoli, Salerno, Monopoli, Cerignola, Foggia e San Severo, rispondono di non avere disponibilità di posti in rianimazione che, per la lesione spinale del giovane, sono da ritenere vitali. Dopo pressioni ripetute, l’ospedale di Brindisi offre la sua disponibilità ad accogliere il politraumatizzato. Tutto questo porta via tempo prezioso. E’ giorno inoltrato quando dal “Guido Chidichimo” parte l’ennesima telefonata. Questa volta al centro operativo dell’elisoccorso. Considerate le lesioni spinale, toracica, addominale, cranica, agli arti e, soprattutto, le fratture alle costole ed il versamento pleurico, per il giovane il trasferimento in elisoccorso, da Trebisacce a Brindisi, viene ritenuto indispensabile. Anche qui, però, gli operatori sanitari
ottengono un diniego. Il servizio di elisoccorso, pare, non sia disponibile per
mancanza di apposita convenzione per interventi secondari. Già ci stupisce che
venga ritenuto “secondario” il trasferimento di un paziente la cui vita è appesa
ad un filo, figuriamoci se può esserci di conforto una pratica burocratica che impedisce di salvare una vita umana. Considerata l’urgenza, i sanitari dell’ospedale di Trebisacce decidono di effettuare il trasferimento a Brindisi con l’ambulanza. Il giovane, intubato e in coma, viene accompagnato dall’anestesista Domenico Paladino e da un infermiere. Mentre parte l’ambulanza, alle 11 e 30 di ieri, un medico, pensando ad alta voce, dice: “Per le condizioni del giovane, un viaggio in ambulanza è rischioso. Basta una buca o uno scossone lungo la strada per aggravare il già precario quadro clinico del paziente”. E’ stato facile profeta. Dopo mezz’ora, l’ambulanza è tornata indietro. Il giovane A.L., all’altezza di Roseto Capo Spulico, è deceduto. Il suo corpo è ora nella morgue dell’ospedale, a disposizione dell’autorità giudiziaria, informata su quanto accaduto, dai carabinieri di Trebisacce. Nell’equipe chirurgica che ha operato il giovane, strappandolo alla morte, resta tanta amarezza per il tragico epilogo che ha vanificato ogni loro sforzo.

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