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Messa in cella e “abbandonata tra i propri escrementi”: è quanto sarebbe accaduto nel carcere di Reggio Calabria ad una donna di 46 anni, paralizzata per un’edema cerebrale, che ha raccontato la sua storia in una lettera al Riformista, pubblicata mercoledì scorso. La lettera è stata ripresa dalla deputata dei Radicali Maria Antonietta Farina Coscioni in una interrogazione al ministro della Giustizia. La donna, che si è firmata col nome di Patrizia, ha raccontato che circa un mese fa i carabinieri sono andati ad arrestarla: «Quando si sono resi conto di come stavo sono rimasti perplessi. Non volevano neanche arrestarmi. Hanno telefonato al magistrato, ma non c’è stato nulla da fare». Patrizia ha poi riferito che non essendoci un’infermeria, è stata sistemata in una cella: «Una piccola stanza con una branda sulla quale hanno messo un telo di plastica per evitare che sporcassi il materasso. Dopo avermi sdraiato, la porta si è chiusa e sono rimasta sola». Dopo alcuni giorni, la donna è stata interrogata dal pm: «Mi ha guardato stupito per come ero ridotta. Come se non sapesse che ero paralizzata. L’aria era irrespirabile. Non venivo cambiata, nè lavata, da giorni». Una settimana dopo le sono stati accordati i domiciliari. «Ho deciso di raccontare la mia storia – ha sostenuto Patrizia – perchè credo sia giusto far conoscere la tortura che ho subito». Maria Antonietta Farina Coscioni ha chiesto di sapere dal ministro «se la storia corrisponda al vero e se non ritenga di dover disporre un’inchiesta amministrativa».

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