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«Il mare come punto di distanza e di congiunzione, ecco perché Reggio e Messina
sono la città dello Stretto». Ad affermarlo è stato Ignazio La Russa (nella foto), ministro della Difesa, nel corso della conferenza stampa tenuta ieri pomeriggio nel salone dei Lampadari di Palazzo San Giorgio, a conclusione della giornata celebrativa del centenario del Terremoto. Sbarcato dal cacciatorpediniere Andrea Doria, La Russa si è prima recato al cimitero, dove ha deposto una corona d’alloro al Sacrario dei caduti. Reggio e Messina, due città “accomunate da una sinergia di progetti”. È così che, in attesa dell’Area Metropolitana dello Stretto, Ignazio La Russa immagina il futuro delle due sponde. La terza “sponda”, invece, in qualità di ministro della Difesa, promette di assicurarla lui stesso in sede di Consiglio dei ministri, spingendo quei progetti condivisi dalle due città gemelle che solo così, spiega, sarà più facile fare approvare. La Russa ha prima ripercorso i momenti salienti della giornata, con la deposizione di una corona nelle acque dello Stretto, insieme ai due primi cittadini di Reggio e Messina. Seduto accanto “all’amico” Scopelliti e al capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio di squadra Paolo La Rosa, La Russa ha elogiato l’organizzazione “come sempre impeccabile” della Marina «che anche 100 anni fa ha dato dimostrazione della volontà di ogni marinaio di mettere al primo posto la solidarietà insieme al dovere di adempiere i propri compiti militari». La solidarietà giunta dal mare, lo stesso che aveva portato la morte. Quello stesso mare che ancora oggi, spiega il ministro, è il “punto fondamentale della rinascita delle due città”. Dalla storia del terremoto La Russa trae ancora un altro insegnamento, quanto mai di attualità. «Oggi la nostra legge afferma che le forze armate possono essere impegnate anche in caso di calamità, emergenza e casi di necessità. Cento anni fa, con o senza legge, le marine di tanti Paesi furono protagoniste antesignane di un’operazione non solo di soccorso, ma anche di sicurezza, garantendo l’ordine pubblico nel territorio disastrato, assunsero compiti di polizia». Dalle rovine di Reggio e Messina al panorama di Beirut o dell’Iraq, il passo è breve. «No a compartimenti stagni o rigidi, il compito primo delle forze armate è la militarità, ma non sono meno importanti i compiti ulteriori. Bisogna perseverare -è il suo messaggio – nel non trascurare di assegnare anche altri compiti, come i pattugliamenti dei quartieri. Un obiettivo, quest’ultimo, cui al di là della fattibilità immediata guarderemo con interesse». La Russa cita “il Deserto dei Tartari” di Dino Buzzati, per spiegare le difficoltà odierne: «Già non è stato semplice trovare tremila militari, perché non ci sono militari che guardano immobili in attesa del nemico senza null’altro fare». L’ultimo affondo, di carattere politico, è per Di Pietro, che La Russa non nomina nemmeno, offrendo la propria solidarietà al Capo dello Stato Giorgio Napolitano «per l’insulto gratuito e becero, mascherato da intervento politico, che oggi è venuto in Parlamento da parte di un esponente autorevole». Al presidente della Repubblica (nel suo attacco Di Pietro ha detto “troppi silenzi, silenzio è mafioso” nda) La Russa porge la propria solidarietà e anche quella dei capi di Stato Maggiore delle forze armate.

Fabio Papalia

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