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di ANDREA GUALTIERI
Il capo della Protezione civile ha chiesto che siano resi subito disponibili 15 milioni di euro per i primi interventi di risanamento dei danni causati da maltempo e frane in Calabria. Bertolaso, forte anche della sua carica di sottosegretario alla presidenza del Consiglio, è intervenuto ieri davanti alla
commissione Ambiente del Senato, tracciando un quadro dettagliato dell’emergenza: «Dei 409 comuni calabresi – ha detto – non ce n’è uno che non sia a rischio frane e smottamenti e sono ben 2.500 le aree in cui il rischio frane è elevato o molto elevato». Gli interventi che lo Stato andrà a finanziare
saranno gestiti sotto la supervisione del dipartimento per la protezione civile, che assieme alla Regione ha avviato un tavolo tecnico al quale è stato affidato
il censimento dei danni reali: «In questo modo – ha precisato Bertolaso – eviteremo crescite incontrollate di esigenze finanziarie e individueremo subito
le situazioni più a rischio sulle quali intervenire al più presto».
I DANNI
Davanti alla commissione è stato sottolineato che «il sistema di protezione
civile ha fatto più di quello che poteva fare» sottolineando che «tutte le
realtà territoriali hanno lavorato bene, consentendo di limitare i danni». Il bilancio, comunque, resta pesante: secondo i dati presentati da Bertolaso ad oggi ci sono 30 nuclei familiari, per un totale di 400 persone, che sono stati sgomberati e delle 120 strade provinciali interrotte a causa del maltempo, 28 risultano ancora chiuse. Senza contare i danni provocati lungo le coste dalle mareggiate. E proprio in questo senso si è levato ieri dalla Calabria l’appello
della Lega Pesca, che chiamando in causa Bertolaso e il governatore Loiero ha fatto presente i «danni ingenti alla flotta e alle attrezzature», ma anche «l’irreversibi – le danneggiamento delle strutture portuali, con il conseguente blocco delle attività». In particolare Lega Pesca segnala gravi problemi alle strutture portuali di Cariati, Cirò Marina, Catanzaro e Roccella «che risultano ad oggi completamente disastrate e inagibili per le eccezionali mareggiate che hanno accompagnato l’ondata di maltempo». L’associazione si è detta pronta a rilanciare il confronto sull’emergenza dei porti calabresi il 28 febbraio in un’iniziativa in programma a Cirò Marina con il coinvolgimento delle forze politiche, economiche e sociali, di Comune, Provincia e Regione.
LE RESPONSABILITA’ POLITICHE
A sollecitare gli interventi da Roma ci pensa anche il deputato Udc Mario Tassone. Intervenendo alla Camera, il parlamentare catanzarese ha chiesto al Governo di riferire in Aula sulla situazione di estrema emergenza in Calabria causata dal maltempo. «I pericoli di frane e smottamenti – sostiene Tassone – impongono interventi urgenti e tempestivi. Occorre garantire al più presto un coordinamento efficace con le autonomie locali e i responsabili provinciali. Ci auguriamo che l’Esecutivo non si limiti a fornire risposte insoddisfacenti e di
circostanza come avvenuto la settimana scorsa in occasione di una nostra interpellanza urgente in cui avevamo già posto la questione». Di distrazioni politiche, ma più in generale, ha parlato anche Bertolaso. «Le cause di simili disastri – ha commentato davanti alla commissione parlamentare – le conosciamo tutti e sono state più volte ricordate: la mancanza di opere di ingegneria,
della manutenzione e del presidio del territorio, una gestione urbanistica
scriteriata». Il sottosegretario ha suggerito anche una soluzione: «E’ evidente che c’è una sola ricetta e si chiama prevenzione». Per far questo, però, servono i soldi. E Bertolaso è stato esplicito nel far capire che in questo settore non
può esserci spazio per i tagli: «In sette anni e mezzo che sono al Dipartimento
ho visto sempre ridurre i fondi per la Protezione Civile e per la difesa del suolo. Quando ho chiesto i fondi al ministero dell’Economia, di ieri e di oggi, quando ho impostato iniziative per la tutela del suolo con il ministero
dell’Ambiente, di ieri e di oggi, non è che ho mai trovato grandi aperture. Ora mi chiedo cosa accadrà quando la protezione civile dovrà rivedere le proprie
politiche e solo forse quando ci sarà una grande tragedia si metterà mano a un
grande piano di prevenzione».

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