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Si è svolta nella ex sala del Consiglio d’amministrazione dell’Arssa l’assemblea del personale convocata dalle organizzazioni sindacali aziendali del pubblico impiego di FP-Cgil, Uil-Fpl , Confsal e Confail, per informare i lavoratori e discutere sull’ultimo confronto tra Regione e sindacati confederali centrato sulla «relazione su nuove linee di indirizzo per l’attuazione dell’art. 5 della L. R. 9/2007».
«L’asfittico e finora stucchevole confronto sulla dismissione dell’Arssa – si legge in un documento – si è «arricchito» ultimamente, infatti, della produzione della suddetta relazione che le organizzazione sindacali sono chiamate ad emendare e correggere. L’assemblea ha costituito la prima occasione in cui direttamente i lavoratori hanno potuto esprimere il proprio giudizio sull’andamento del confronto con la Giunta regionale».
L’analisi dei lavoratori, si fa rilevare, «ha posto l’accento sull’incapacità della politica regionale di dare corso ai discutibilissimi intenti legislativi ed alle successive determinazioni della Giunta concernenti la liquidazione dell’Agenzia.
Il contenuto della relazione, inoltre, è stato oggetto di una inappellabile bocciatura da parte dei lavoratori. L’assemblea, quindi, – si legge – sottopone questo giudizio alla politica regionale ed alle stesse organizzazioni sindacali regionali, impegnate nella confezione della «risposta» più opportuna all’Assessore all’Agricoltura, dopo l’illustrazione del documento alle parti sociali.
I lavoratori si sono unanimemente espressi per l’impraticabilità della opzione Fondazione Terina, contro un esito inconciliabile giuridicamente e funzionalmente con la conservazione dei servizi di sviluppo in agricoltura all’intervento pubblico! Le recenti prese di posizione delle Organizzazioni Professionali Agricole, lette sugli organi di stampa locali, su questo specifico tema sono state valutate positivamente dai lavoratori. L’Assemblea, dopo due anni di stasi amministrativa e di continue proroghe della gestione liquidatoria dell’Agenzia regionale reputa giunta a maturazione la consapevolezza della incongruenza, della inefficacia e della pericolosità del provvedimento legislativo di scioglimento dell’Arssa e ne chiede l’abrogazione, rivolgendosi al Consiglio Regionale».
I lavoratori, inoltre, denunciano «la strisciante precarizzazione delle funzioni e dei dipendenti Arssa, impossibilitati a svolgere ordinariamente il proprio lavoro, proprio quando l’agricoltura calabrese, in virtù delle possibilità e delle scadenze previste dai regolamenti comunitari strutturali, richiederebbe il massimo impegno delle strutture di servizio in agricoltura. In questi mesi – è scritto ancorac – si sta assistendo al «saccheggio» delle professionalità delle strutture dell’Agenzia regionale, utilizzate dalla stessa Regione Calabria che, comunque, non prevede immissioni in ruolo nella dotazione organica, prefigurando ruoli in soprannumero, in palese violazione della normativa nazionale e dispregio dei diritti acquisiti e delle legittime prospettive di carriera. L’Assessorato all’Agricoltura, infatti, fa proficuo riferimento ai dipendenti ARSSA, direttamente e/o attraverso le modalità applicative del Piano Triennale dei Servizi di Sviluppo Agricolo, oggi paradossalmente utilizzabile dalle sole strutture delle organizzazioni professionali agricole, attraverso l’impiego di quadri e funzionari giuridicamente dipendenti dall’Arssa». L’assemblea si è espressa perchè l’Agenzia «sia rimessa nelle condizioni di operare, attraverso la trattativa sulla organizzazione del lavoro, per scongiurare una consunzione istituzionale che deprime l’iniziativa e le professionalità, comunque, presenti e, come s’è visto, largamente utilizzate dalla Regione Calabria».
I lavoratori in attesa delle determinazioni di merito delle organizzazioni sindacali confederali hanno, già da ora, dato la propria disponibilità «ad intraprendere azioni di lotta radicali se la Giunta e la politica regionali non cambieranno orientamento, e si ostineranno a tradurre le esigenze di razionalizzazione della spesa pubblica in imperativi di immotivata privatizzazione dell’intervento regionale in agricoltura».

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