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di VALERIO GIACOIA
L’“inedito” in politica fa storcere il naso, si sa, e forse spaventa anche. Specie poi se questo piomba su uno scenario come quello calabrese una mite domenica di metà marzo. Con Marco Minniti che ha proposto in un’intervista al Quotidiano di domenica «addirittura, leggete qua» – qualcuno commentava esattamente così nei capannelli attorno alle edicole ieri mattina – a Udc e sinistra radicale una nuova coalizione per questa Calabria ormai al collasso. Apriti cielo poi in “casa Berlusconi”. A cadere dal letto per primi sono stati i senatori del Partito delle Libertà Giovanbattista Caligiuri e Antonio Gentile.
E siccome si trattava di quell’ora, la colazione ha offerto a Caligiuri l’assist perfetto per un paragone a tema: il progetto del segretario regionale del Pd è una «marmellata». Caligiuri fa questo ragionamento: agli amici dirigenti dell’Unione di centro, quelli di Rifondazione comunista, a quelli dei Comunisti italiani e ai Verdi piacerà questa “confettura”? E in particolare lo chiede, Caligiuri, all’Udc, visto che dentro a questo “vasetto” fatto in casa Minniti tra gli ingredienti sguazzerebbe anche Antonio Di Pietro « e il suo giustizialismo». Caligiuri non ha dubbi, insomma: la «strada» tracciata dalle pagine di questo giornale dall’ex ministro ombra del Pd nell’intervista a Matteo Cosenza, se accettata «li porterebbe verso il suicidio politico». A Marco Minniti, dopo la marmellata, Caligiuri offre un ricordino. E cioè «che aveva proposto l’interruzione anticipata della legislatura regionale, prima delle elezioni politiche, sperando di essere il candidato del centrosinistra alle regionali, salvo poi fare una marcia indietro tanto repentina quanto silenziosa: perchè non ritorna sul punto?».
Ma cosa ha chiesto Minniti, lanciando l’idea di un «progetto autonomista» per la Calabria? Di «riuscire a costruire una coalizione che punti a vincere la sfida delle elezioni del 2010». Un gruppo nuovo, «senza rifare la stessa alleanza del 2005». Cioè «chiedere a tutti, a coloro che stavano nel centrosinistra prima e a coloro che hanno con noi una comune collocazione di opposizione rispetto al governo nazionale e che quindi condividono le nostre preoccupazioni sul progetto per la Calabria, di costruire questo nuovo progetto politico». Proposta “indecente”, stando al Pdl, indirizzata dunque a centrosinistra e Udc, per una coalizione che sia poi in grado di avere una “testa” propria, un «carattere autonomista», eccolo, in grado «anche di dire delle cose che non siano in sintonia con un progetto nazionale ma che dentro questo progetto rappresentino la specificità o se si vuole anche l’opposizione dei calabresi». Lui «apre a forze nuove come se in questi anni il suo partito non avesse governato la Calabria, le Province, Comuni: c’èunfallimento politico che riguarda essenzialmente il Partito democratico e la sua incapacità di cambiare strategicamente la burocrazia calabrese»: l’“alter ego” pragmatico alla “marmellata” di Caligiuri è del senatore Antonio Gentile. E l’Udc? L’Udc risponde all’appello di Minniti ma solo per ringraziare con garbo, senza scaldare più di tanto il cuore, anzi. La voce è quella, autorevole, del suo segretario regionale, Francesco Talarico. Lui definisce «dato politico assai significativo» questo interesse e «considerazione» rivolti al suo partito dal segretario del Pd calabrese. Ma da soli a Cosenza e Crotone, per provinciali, e alle regionali l’Udc lavorerà «per definire un’alleanza sulle cose da fare». E «con chi? Con quanti approveranno e faranno proprie in un serio e credibile programma di governo le nostre idee di riforma». E sarà molto improbabile, chiosa Talarico, viste le differenze abissali con la sinistra radicale, seguire la strada indicata da Marco Minniti.

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