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Si aggrava la posizione di Domenico Russo, 64 anni, geometra e dipendente della Regione Calabria arrestato qualche giorno fa dai carabinieri di Vibo Valentia per aver chiesto ad una donna, la somma di 22 mila euro in cambio di un posto di lavoro. L’uomo era stato arrestato in flagranza di reato con le accuse di stalking, concussione, violenza o minaccia, contraffazione di pubblici sigilli, era stato ammesso a godere dei benefici degli arresti domiciliari.
Oggi la notifica di un nuovo provvedimento di aggravamento della custodia cautelare in carcere, scaturito da un’ulteriore attività investigativa all’indomani dell’arresto del funzionario, per evitare l’inquinamento delle prove e la reiterazione dei reati.
I Carabinieri infatti avrebbero accertato come, nonostante agli arresti domiciliari il Russo non solo proseguisse con l’attività truffaldina, ma avesse contattato alcune delle vittime per convincerle a ritrattare le accuse.
Circa 200 le persone raggirate con la promessa di un posto o di una attività commerciale e alla caserma di Vibo, all’indomani dell’arresto, si sono presentae decine di persone per denunciare i raggiri subiti.
Russo insomma, aveva attivato un vero e proprio ufficio di collocamento con tanto di timbri e carta intestata; materiale ritrovato nella sua abitazione.
I militari hanno ascoltato racconti ai limiti del paradosso: una signora, commerciante in un piccolo paesino della provincia, era stata convinta dal Russo ad aprire una tabaccheria, grazie al suo incarico di responsabile del settore tabacchi per l’ente regionale, dietro il corrispettivo di alcune migliaia di euro. In pochi anni, tali somme, sono diventate oltre 150 mila euro ed hanno costretto la donna, plagiata dal Russo, a vendere tutti i beni arrivando a cedere la propria attività commerciale pur di far fronte alle richieste sempre più esose dell’uomo. Dalle indagini è emerso infine la modalità dell’arrestato di convincere le vittime a continuare nei pagamenti, dietro l’avvertimento che tutto sarebbe andato completamente perduto.
Dalle perquisizioni sono emese decine di lettere intestate a vari enti regionali e locali della pubblica amministrazione con le quali Russo simulava l’avvio di pratiche autorizzative o di assunzione inesistenti.
L’uomo utilizzava fotocopiatrice e computer per “costruire” documenti falsi provenienti dagli uffici regionali. Alcune delle vittime avrebbero persino addirittura ceduto i libretti pensione dei propri genitori a Russo per pagare le continue e sempre più esose richieste fatte dall’uomo.

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