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Colpivano tra Cremona e Brescia, rubavano e poi estorcevano denaro alle loro vittime che per potere rientrare in possesso dei loro beni pagavano. La banda era composta da quattro calabresi e un pugliese ed è stata sgominata questa mattina all’alba da un blitz della Mobile di Cremona con il contributo della polizia di Reggio Calabria e Brescia. Le cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere, richieste dal pm Francesco Messina e autorizzate dal gip Clementina Forleo (nella foto), sono state eseguite nei confronti di L.G. 43 anni, già detenuto nel carcere di Cremona e ora accusato di minacce, estorsione e porto abusivo di armi; e di C.B., 51 anni, M.B., 31 anni, A.M., 33 anni e A.S. di 27, tutti nomadi calabresi rintracciati a Orzinuovi, a Reggio Calabria e nel campo nomadi di Brancaleone (RC) accusati di associazione a delinquere finalizzata a furti.
L’indagine della Mobile di Cremona è durata un anno ed è partita da una rapina avvenuta nell’aprile 2008 ai danni di una 80enne, aggredita e picchiata di notte nella sua villa: i banditi portarono via un bottino di 150 mila euro in denaro e gioielli. Gli investigatori scoprirono che pochi giorni dopo l’assalto, un uomo era entrato in contatto con l’anziana chiedendole del denaro per potere rientrare in possesso dei suoi gioielli. Lo stesso personaggio finì poco dopo in carcere per avere minacciato e ricattato due imprenditori locali al fine di entrare in possesso delle loro attività. Si trattava del 43enne L.G. che venne tenuto d’occhio, sospettato di essere in collegamento con gli autori materiali della rapina: con intercettazioni telefoniche e ambientali, gli agenti sono riusciti a intercettare un gruppo di persone, ritenute membri del gruppo d’azione che aveva commesso anche una serie di furti nei cantieri e in ditte tra Orzinuovi (BS), Soncino, Casalmorano e Soresina in provincia di Cremona.
Identico il modus operandi: prima i colpi, poi le estorsioni. Secondo gli elementi probatori in mano alla polizia, L.G. era la mente dell’organizzazione, coordinava i banditi e dopo i colpi entrava in scena contattando e ricattando le vittime. Le indagini hanno portato anche all’individuazione di altre 14 persone, tutte indagate a piede libero: si tratta di fiancheggiatori, gente che dava appoggio logistico o effettuava addirittura sopralluoghi prima dei colpi.

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