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Qualche giorno prima che Antonia Critelli Tassone morisse legata e imbavagliata nella sua camera da letto, l’allarme installato sul ponteggio era scattato. Erano stati gli stessi inquilini del palazzo al civico 216 di Viale Pio X a dare l’allarme per la presenza, accertata in un momento successivo, di un gatto che passeggiava su e giù per le scale metalliche.
Eppure la notte tra il 22 e il 23 marzo l’allarme non suonò così come venne riferito dai condomini sentiti in Questura nelle ore successive al ritrovamento
del cadavere di Antonia Critelli Tassone.
Qualle notte non venne avvertito alcun rumore di allame o altro, neppure dei vetri che si infrangono e precipitano giù per il ponteggio: proprio quei vetri, al sesto piano,che catturarono l’attenzione degli operai che, come ogni mattina, intorno alle 8 avevano preso servizio sull’impalcatura.
Forse chi è entrato in casa Critelli dalla lo ha fatto dalla porta principale e ciò significherebbe che la donna ha aperto ai suoi assassini.
Per ora sono solo supposizioni che dovranno essere confermate nel corso delle indagini che attualmente parlano di omicidio volontario e non più morte in conseguenza di altro delitto. Una nuova ipotesi di accusa insieme con quella di rapina, formulata pochi giorni fa dalla Procura della Repubblica e resa nota direttamente dal procuratore della Repubblica Antonio Vincenzo Lombardo. Ipotesi ancora a carico di ignoti, modificata alla luce di nuovi elementi emersi dall’autopsia della donna.

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