X
<
>

Condividi:
3 minuti per la lettura

di GIOVANNA BERGANTIN
La famiglia riunita attorno ad una ricca tavola imbandita per l’allegro pranzo del giorno di Pasqua è un’ immagine che ci portiamo dentro per tutta la vita. Fra questi non compare nelle foto del nostro album il memoriale della cucina di tradizione, che invece, si ripete puntualmente e svela in rapida successione ricette e rituali. L’agnello, al forno o di pasta reale, l’uovo, vero o di cioccolata, simboli di comunione, di rinascita e di vita e segno del risveglio della natura dal letargo invernale, conservano forti valenze anche in campo gastronomico ed entrano come pietanze importanti nel giorno della Resurrezione cristiana.
«Da noi la Pasqua è una festa vissuta in famiglia, anzi con più famiglie, che per la ricorrenza si riuniscono preparando le pietanze del menù tradizionale” testimonia Don Franco Zumpano, giovane prete della parrocchia di Castrolibero. Lo incontriamo nella sua casa di campagna, a Rogliano, dove, aiutato damamma Maria con Anna e Dora, si destreggia davanti al forno a legna nell’infornare i dolci tipici pasquali con l’uovo sodo, allineati in attesa su lunghe assi di legno».
«Già per la domenica delle Palme, come ricorda il detto, il compare ti fa la palma, cioè i rami di palme intrecciate prima di benedirli si adornano con “i ginetti”, dolci di sole uova, ricoperti di glassa bianca, da offrire poi in dono ai propri comparelli. Immancabili cuculi e cuzzupe – ciambelle di farina guarnite e impastate con uova e strutto, sia dolci, sia salate di pasta lievitata, che per il pic-nic del lunedì di pasquetta si accompagnano a robuste fette di soppressata.
I giorni della Settimana Santa scandiscono i riti preparatori alla festa di Rinascita: la messa in coena domini del giovedì santo, il venerdì di passione ed il sabato santo come giorno del silenzio e di preghiera dinanzi al grande mistero della morte di Gesù nell’attesa della resurrezione di Cristo. E’ un periodo particolare perché nei giorni dell’attesa si osserva il digiuno – simangia ai pasti principali, con l’astinenza dalla carne- che verrà rotto solamente dal “gloria” delle campane.
In casa si è pronti a cuocere la grande frittata di uova e salame e si prepara un bel capretto o l’agnello arrosto. Nonostante abbia vissuto lontano per gran parte degli studi, ricordo bene quello che si preparava nella grande casa dei nonni Tommaso e Rosina a Rogliano. Iniziai l’educazione dai padri Canossiani a Rogliano e poi mi spostai a Verona, anche lì il lavoro era parte integrante dello studio. Ho frequentato il Seminario a Catanzaro e poi l’Ateneo Benedettino, il “Sant’Anselmo”a Roma. Ordinato sacerdote nel ‘91, ho collaborato in una parrocchia a Roma, prima di fare il parroco a Bianchi, a Mendicino, oggi a Castrolibero. Al mattino mi alzo presto emi dedico ai lavori agricoli nei campi, nel silenzio della mia casa di campagna preparo la lexio divina e l’omelia, per riservare il resto della mia giornata agli impegni parrocchiali. Seguo il cammino spirituale indicatomi durante la preparazione al diaconato da padre Ugo Tanni, che nell’Abbazia di Casamari, mi insegnò la santificazione del lavoro manuale, proprio della regola di Benedetto che io ho a cuore come valore della contemplazione».

1|8]Nella foto: Don Francesco Zumpano e la sua famiglia

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE