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di GIOVANNI VERDUCI
Nel deserto industriale di Saline Joniche c’è un’iniziativa imprenditoriale,
operativa al contrario di tutto il resto che ruota attorno in quell’area, che rischia di morire o, nella migliore delle ipotesi, di lasciare Saline per trasferirsi in un’altra area industriale. La società di maricoltura “Orizon group Italia”, infatti, da diversi mesi si è vista costretta a tagliare in maniera
decisa il proprio personale. In questo caso, però, la crisi economica mondiale
non c’entra niente. Se l’azienda deciderà di chiudere i cancelli, infatti, le colpe saranno da additare nel ritardo atavico del nostro territorio. Il porto di Saline Joniche, infatti, è inagibile da anni. Numerose passerelle politiche si sono consumate sulle banchine dell’invaso di contrada Sant’Elia, ma sino ad oggi nessuna di queste ha sortito la soluzione sperata. Il porto rimane chiuso,
trasformato dalla natura in una vasca buona per allevarci le cozze, ed i manager
dell’azienda sono stati costretti (dopo essere riusciti, attraverso un finanziamento straordinario della Provincia, a farsi aprire un varco) a spostare i propri natanti presso il porto di Reggio Calabria. L’aggravio dei costi è stato pesante. Le imbarcazioni sono costrette ogni giorno, e più volte al giorno, a fare la spola la città dello Stretto e Saline Joniche per compiere tutte le attività utili al mantenimento del sito produttivo. Di questo deficit strutturale ne soffre anche la marineria di Melito Porto Salvo, impossibilitata ad avere un ricovero sicuro per i propri pescherecci. Ora la “Orizon group”non c’è la fa più e, prima di avviare altre iniziative, ha deciso di inviare una nota agli organi
di stampa.
“La Orizon – si legge nella nota – è l’unica realtà che si è sviluppata, tra l’altro in un settore come quello dell’agroindustria perfettamente compatibile con le vocazioni territoriali di cui si sente tanto parlare, nell’ambito dell’aria industriale di Saline Ioniche. Trattasi di una società notevolmente ingranditasi negli ultimi anni e divenuta oramai l’unica in attività nel settore in Calabria, fatto salvo per un altro piccolo impianto a Rossano. Nonostante le enormi difficoltà avute anche e non solo per la mancanza dei servizi basilari quali la corrente elettrica e l’acqua, la società ha perseverato nello sviluppo
a Saline e portato posti di lavoro, indotto ed il nome di Montebello Ionico nei banchi dei supermercati di tutt’Italia nonché presso università ed enti di ricerca».
Da qui la richiesta alle istituzioni, in particolare alla regione Calabria.
«Basterebbe – si legge infine – concentrare per un momento le attenzioni sul porto
di Saline Ioniche che è l’unica delle enormi strutture delle passate installazioni
industriali fallite a poter portare veramente immediata ricchezza al comune di
Montebello Ionico e limitrofi. Infatti, sempre con l’augurio che si sviluppino i progetti industriali tanto decantati, qualunque essi siano centrale a carbone o pannelli fotovoltaici o altri, la ristrutturazione e l’ammodernamento del porto di Saline potrebbe da subito portare beneficio in modo virtuoso al comune di Montebello. Infatti, un intervento approfondito di dragaggio della sabbia del porto non solo permetterebbe il ripristino della fruibilità del bacino portuale a beneficio delle attività economiche ma potrebbe ripascere le spiagge dei comuni limitrofi ed evitare la compromissione dell’imminente stagione balneare».

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