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di GABRIELE ELIA
POLICORO – Il primo aprile scorso è partito per una regata, o meglio traversata, nell’oceano Atlantico. Per capire bene cos’è basta citare la massa d’acqua: 161.800.000 chilometri cubi.
Una cifra da brividi per chiunque. Non per chi è abituato a sfidare il mare: Francesco Lopatriello. Nonostante la giovane età, il policorese – figlio del sindaco della città – può tranquillamente essere definito “un lupo di mare”, visto che è un istruttore nautico e vive in mezzo al mare almeno sei mesi l’anno.
A 21 anni non è da tutti poter vantare un curriculum marino così zeppo di esperienze, l’ultima della quale lo ha visto di ritorno il 19 aprile scorso. E la sua passione per il mare è nata quando ancora in tenera età frequentava il Circolo nautico “Aquarius”, solo per fare il bagno e grazie al quale dopo ha potuto imparare tutte le tecniche di conduzione di un’imbarcazione. E da dove è partito, una decina di anni fa, è ritornato ieri mattina per raccontare la sua avventura: Martinica-Faial. America-Europa. Biglietto di sola andata.
Troppo lungo il viaggio per poter pensare a una doppia corsa. In passato solo il grande Ferdinando Magellano è stato in grado di circumnavigare un continente. Ma quando Francesco Lopatriello ed altri tre membri dell’equipaggio, due spagnoli e un toscano, sono salpati dalla Martinica, non avevano la presunzione di entrare nella storia. Tutto o quasi è già stato scoperto da chi li ha preceduti, anche se nel loro piccolo nella storia occupano un posticino. Non è da tutti stare su una nave, “Anita”, lunga quindici metri: «Per 19 giorni, esattamente – spiega lo skipper Lopatriello – dal primo aprile fino al 19, tra il vento e il mare calmo in oceano che significa mosso in altre acque, tipo lo Jonio, con una bottiglia di acqua per idratarsi e una e mezza, presa dal serbatoio, per lavarsi. E per chi la risparmiava non c’era la possibilità di cumularla per il giorno dopo».
Un fornello per cucinare in maniera approssimativa. E quando Poseidone, il dio del mare, si arrabbiava facendo inclinare Anita di 25/30 gradi «c’era la classica cioccolata, da oggi l’ho rivalutata, che ci dava la mamma prima di andare a scuola: dà energia». Insomma una vera e propria prova per la sopravvivenza, ma alla fine n’è valsa la pena: «Attraversare l’oceano a vela è un’esperienza molto particolare, unica e faticosa nello stesso tempo».
Il fascino per l’avventura porta l’uomo a compiere imprese a volte fuori dai confini della razionalità, guidato da una mano invisibile: «Ma quando alla fine la terra ferma ti appare di prua, ed è un’isola verdissima di vegetazione, un po’ nera di rocce vulcaniche e brillante come uno smeraldo, si prova una grande soddisfazione».
Durante i venti giorni di navigazione, «con le onde ad altezza d’uomo e il vento che spira a 100 km/h, in condizioni normali, un po’ di paura che la barca potesse “scuffiare” (rovesciarsi, ndr) c’era». E se fosse accaduto? «Prima da Miami e poi da Boston sarebbero arrivati i soccorsi. Ma fortunatamente non ne abbiamo avuto bisogno… ci tenevamo in contatto con radio a onde corte e solo in casi eccezionali abbiamo utilizzato il cellulare satellitare. Con tre ore di sonno a notte ciascuno a volte era una noia mortale non poter comunicare con nessuno, e il viaggio diventava snervante».
Morale di questa favola: «Il prossimo viaggio è al Polo Sud, capo Horn». E per il giorno di consegna degli attestati di benemerenza per chi si è distinto nei vari settori della vita sociale, politica, culturale e sportiva, l’assessore allo Sport del Comune di Policoro, Tommaso Siepe, ha inserito anche il nome di Francesco Lopatriello.

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