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di ALEARDO GRANDINETTI
Sole, natura e cultura, e ancora gastronomia con prodotti tipici che hanno richiami nella storia passata. Viaggio attraverso la Calabria, regione di poeti, filosofi, ma anche di commercianti, o grandi artigiani o semplici lavoratori, pastori, agricoltori e pescatori. Terra decantata per la sua bellezza, per la particolarità morfologica, ma anche terra di spiritualità ascetica, terra di contadini e briganti. La Magna Grecia il periodo d’oro, poi il buio già al tempo dei romani. Terra riscoperta dal turismo che ne ha presto consumato l’animo. Eppure non si può fare a meno di rimanere incantati leggendo le pagine di quei viaggiatori che si sono avventurati – qualche secolo fa – all’estremo sud della cultura europea, e rimanendone affascinati l’hanno descritta con parole semplici, ancora tutt’ oggi vive e cariche di pathos. L’orgoglio per un luogo è direttamente legato alla conoscenza che se ne ha. Sapere quali usi e costumi hanno condizionato una realtà, è affascinante. Non si può non rimanere meravigliati da racconti che trasmettono tanta ammirazione e gioia in chi li ha vissuti e poi li ha donati attraverso la scrittura.
Le montagne, i panorami, la cordialità della gente e i prodotti tipici. Tanto per citarne alcuni ormai conosciutissimi, la cipolla rossa di Tropea, la liquirizia di Rossano, il bergamotto del Reggino, ma anche il tonno pescato a Bivona (antica Vibo) e a Pizzo considerato superiore e tra i migliori al mondo. Già presso gli antichi il tonno di Ipponio, l’antica Vibo, era rinomato in Grecia. Ateneo, richiamandosi al poeta comico Archestrato, lo cita come “il più ricercato dai buongustai”; scrive Francesco Lenomart in La Magna Grecia.
Ma non dimentichiamoci – fra l’altro – del cedro dell’Alto Tirreno dell’estratto dei gelsomini del Reggino o ancora i grandi maestri Vasai o creatori di strumenti musicali. La natura ci ha donato tanto e non riusciamo a trarne profitto senza compromettere, oggi, il territorio con mille calamità create dall’uomo. Sono tanti i grandi problemi umani, sociali ed economici di questa regione ma fortunatamente c’è chi ne illustra le potenzialità con il lavoro e la creatività; sono fortunatamente aziende che sono riuscite ad aggiungere un valore di mercato ai prodotti di questa regione. E gli esempi e i nomi sono moltissimi. La Calabria non è solo la regione del peperoncino, diventato stereotipo negativo di una terra che non si merita un logo così banale.
Costruire oggi la nostra storia è un dovere che passa anche dalla promozione del territorio attraverso i suoi prodotti, potenzialmente destinati e che già affluiscono ad un mercato internazionale.

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