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di PASQUALE PUZZONIA
Da tecnico ho sempre qualche disagio a intervenire in un confronto che spesso sfocia in polemica come quello che ormai da molte settimane si va svolgendo sul Polo oncologico. Il disagio nasce dal fatto che spesso protagonisti di interventi, più o meno polemici, sono autorevoli esponenti della politica calabrese con ruoli decisivi rispetto alle decisioni da assumere e il cui linguaggio e forse le cui finalità sono purtroppo troppo spesso differenti da quelli del tecnico. Se allora torno sull’argomento è sostanzialmente per due motivi. Il primo è che l’opinione pubblica deve essere informata sulla realtà della situazione specialmente quando l’argomento è rappresentato da una questione rilevante che tocca vicende purtroppo di larga diffusione, sempre dolorose e qualche volta drammatiche, che riguardano non soltanto la salute ma la vita stessa di molte persone.
L’altro motivo è determinato dal fatto che francamente stupisce la approssimazione e la precaria conoscenza della realtà che sembra caratterizzare molte posizioni anche di chi, come si è detto, ricopre ruoli importanti nell’orientamento della pubblica opinione e nell’assunzione di scelte e decisioni. Si discetta da troppo tempo e da più parti sui destini delle strutture che si occupano di studio e di cura dei tumori. Ho sempre sostenuto che un serio progetto di questo tipo non può trovare la giusta soluzione se non nel coinvolgimento di tutte le strutture interessate con pari dignità e con lo scopo di creare un qualificato sistema “a rete” nelle quali ogni struttura venga utilizzata nel migliore dei modi in relazione alle proprie vocazioni, competenze, strumenti e ruolo istituzionale ma principalmente in maniera tale da creare un sistema capace di erogare, in un settore così delicato, il massimo di prestazioni, il più possibile omogenee e qualificate, in tutta la regione con il minimo disagio dei cittadini e andando a competere in maniera significativa con il problema dell’emigrazione sanitaria con i suoi risvolti umani ed economici.
La discussione sembra invece orientarsi diversamente per studiare possibili situazioni istituzionali rispetto alle quali tuttavia si La Tribuna OSSIMORI continua a prescindere con incredibile superficialità dai reali problemi funzionali e gestionali di tutti giorni e con una grossolana difformità di trattamento nei confronti delle strutture che, indipendentemente dalle polemiche, ogni mattina devono dare risposte a una moltitudine di gente gravemente sofferente. Mi chiedo allora se, mentre si moltiplicano le ipotesi e le polemiche, si possa continuare ad ignorare la realtà del Dipartimento del settore oncoematologico dell’Ao di Catanzaro che, a fronte di una enorme attività facilmente verificabile per cui sarebbe necessario un incremento del personale di almeno il 35-40% debba trovare in alcune scelte regionali un burocratico e acritico blocco che, senza alcuna discussione e valutazione nel merito, impedisce l’assunzione di qualche (ripeto qualche cioè quattro o cinque) unità mediche e altrettante o poco più infermieristiche, mettendo seriamente a rieraschio la capacità di tenuta dell’importante struttura che, nel solco di una grande tradizione, le ultime amministrazioni aziendali hanno, per quanto possibile, valorizzato e rafforzato e che sulla propria capacità di risposta alla gente ha sempre puntato con umiltà e determinazione ormai da quarant’anni cercando di guadagnarsi sul campo la propria credibilità.
Il problema, credo che i cittadini debbano saperlo, non risiede soltanto nella pratica impossibilità di continuare ad affrontare indefinitamente un carico di lavoro troppo grande, come quello che viene richiesto da un afflusso ininterrotto da tanta zone della Calabria, ma anche nella precarietà della formazione del personale che, chiamato a lavorare qualche volta solo per pochi mesi, difficilmente riesce a raggiungere quella motivazione e qualificazione necessarie in una istituzione di queste proporzioni che affronta il problema a tutto campo coprendo la totalità delle competenze oncologiche (tumori solidi solide ed ematologici) e tutte le età grazie alla grande tradizione dell’Ematoncologia pediatrica unica in tutta le regione e in consistente parte del meridione.
Siamo tutti orgogliosi dell’ambizione di una Regione di puntare a una grande struttura oncologica e siamo disponibili a mettere la nostra attività, le nostre competenza e la nostra passione anche al servizio di questo obiettivo ma crediamo che ciò si possa realizzare soltanto a partire dalle risposte vere per la cui eccellenza, riconosciuta dalla gente anche se non sancita dalla statuto, bastano pochissimi soldi e qualche attenzione in più.

1|8]Direttore Dipartimento di Ematologia, Oncologia e Medicina trasfusionale
Azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” Catanzaro

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