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di ANNA MARIA LONGO
Basta! L’ha detto Veronica Lario, con consumata convinzione, rivolgendosi al premier del Governo italiano, nonché suo marito, Silvio Berlusconi. Una parola capace di scrollare un monumento, per la forza dei sentimenti e dei valori che esprime; per essere verbo della dignità femminile che si riscatta da umiliazioni e offese; parola autorevole che spiega il significato culturale di essere “diventata” Donna e di rappresentarla in quanto tale (Simone de Beauvoir).
Ma non solo. Quel “Basta”ha la significanza della fine di un ciclo politico-culturale e segna l’inizio di una fase nuova di cui protagonista, in nuce, è tutta “l’intelligenza” italia – na.Donnee uomini con la vocazione alla civiltà, alla cultura, a un modo di vivere fondato su “Ragione e sentimento”, come il titolo di un romanzo di Jane Austen. Che fosse iniziato a soffiare il vento del declino per Berlusconi (nonostante i sondaggi di gradimento siano al 73%) ce ne eravamo accorti per i messaggi mandati in onda dai turbini sconvolgenti della crisi economica mondiale che, di colpo, smantellava e vanificava le asserzioni politiche berlusconiane, i pilastri fondanti di una concezione recitata su “Meno Stato e più mercato; Meno regole e più leggerezza di burocrazia e controlli; Meno Tasse e più condoni; Ognuno per sé e Dio per gli altri”. Le dimensioni planetarie della crisi, la sua gravità e i primi atti per fronteggiarla hanno richiesto e richiedono pesanti interventi da parte dello Stato, di ogni Stato; di regole sane e rigide sul mercato; di tracciare un nuovo rapporto tra politica e tecnica; di cancellare l’astrattezza di un capitalismo virtuale per ricomporlo con merci reali e lavoro concreto. In poche parole la crisi per affrontarla ha bisogno: di più Stato e meno mercato; di più regole e meno liberismo; del ripristino dei collanti aggreganti per una società frantumata da esasperati individualismi: la
necessità di riscoprire il bene comune come “Progetto”. Berlusconi ha sempre parlato agli Italiani con voce e parole dell’Antistato, sollecitando, in modo sovversivo, l’intolleranza alle regole, alle istituzioni, come magistratura; presidenza della Repubblica; Carta Costituzionale, che intenderebbe cambiare con la stessa disinvoltura di un cambio d’abito. Sovversivismo populista il suo perché interprete e immedesimato in quella messa di popolo che da più di vent’anni ha perduto, via, via, i punti politici di riferimento e la cultura
del “bene comune”. Ognuno per sé; prigioniero nel recinto del “suo” privato; laddove l’ha relegato la globalizzazione con l’operazione inflessibile di destrutturazione sociale agita e realizzata dalla mercificazione invasiva di ogni relazione, di ogni rapporto: d’amore, di amicizia, di vicinato, di appartenenza
geografica, storica, ambientale, di tradizione, di sensibilità culturale. La società ha svenduto su banco del consumismo più inutile e deleterio (unico collante di omologazione sociale) i valori di fiducia nell’altro, di rispetto per l’altro; di riconoscimento e apprezzamento per l’altro; ingaggiando una gara di protagonismo del proprio io senza riscontri e pertanto penosa e ridicola; gli esempi ce li forniscono le liti tra i personaggi politici. È la fine di un ciclo di transizione politica italiana governata e opportunamente utilizzata da
Berlusconi. È cominciato un nuovo “inizio”. Il re è nudo e a mostrarcelo con tutto il coraggio e la sofferenza personale è stata Veronica Lario, una Donna.

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