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di ROCCO PEZZANO
Un annus horribilis per gli acquirenti di petrolio, un annus mirabilis per la
Basilicata. Il 2007 è l’anno in cui il prezzo del petrolio puntò alle stelle. E il livello di royalty maturate dalla Basilicata non fu da meno. Al massimo ente territoriale spettarono oltre 102 milioni e mezzo di euro. Il secondo classificato della graduatoria italiana, l’Emilia Romagna, è ad anni luce di distanza, con poco più di 12 milioni e mezzo di euro. Alle Regioni italiane sono
spettati in tutto 129.716.776 euro e 66 centesimi. Insomma, dire che la Basilicata
abbia fatto la parte del leone è poco. Basti dire che alle casse dello Stato
italiano sono andati 113.523.213 euro. Poco più della Basilicata. Nonostante una timida flessione di produzione rispetto a due anni prima – ma un risultato leggermente migliore rispetto all’anno precedente – nel 2007 ci si trovava nel periodo di massima floridità produttiva, a leggere i dati ufficiali. Nel 2007, la Basilicata ha dato alla luce 4.360.776 tonnellate di greggio.
Nel 2006 le tonnellate erano 4.312.690. Solo il 2005 era andato meglio: 4.386.036
tonnellate. A partire dal 2008, la produzione ha cominciato a calare. L’anno scorso infatti dal sottosuolo lucano sono usciti fuori 3.930.382 tonnellate di oro nero. Una tendenza in discesa che sembra continuare. E anche la produzione di gas naturale è in linea: nel 2007 i metri cubi estratti sono stati 1.209.985.073, nel 2008 invece 1.080.029.080. Quasi centotrentamila metri cubi in meno. Il 2007 è stato un anno che alla Basilicata ha dato tanti soldini, maturati com’è di prassi nell’anno successivo. E così i dati appena usciti – le “royalty 2008”,
pubblicate dall’Unmig, l’Ufficio ad hoc del ministero per lo Sviluppo economico
– sono i più aggiornati in materia. Non sono confrontabili con quelli del sito della Regione Basilicata, www.basilicatanet.it: ieri, cliccando sulla voce “dati
estrazione”, veniva fuori questa scritta: “You are not authorized to view this page”, “Non sei autorizzato a vedere questa pagina”.
Probabilmente un malfunzionamento della pagina, a meno che non ci sia una volontà ben precisa nel non rendere noti i numeri. I 102 milioni e rotti della Basilicata sono divisi fra due compagnie, in base alle quote di concessione dei giacimenti.
L’Eni ha dato alle casse della Regione Basilicata più di 63 milioni di euro; la
Shell, quasi quaranta milioni (dunque, soldi dalla Gran Bretagna). Poi ci sono le royalty per le amministrazioni comunali. Fra i Comuni che hanno percepito royalty,
Viggiano ha il primissimo posto in classifica. Dall’Eni ha preso 8.481.126 euro e spiccioli, dalla Shell invece 5.323.617. Il totale, per le casse di un piccolo comune, è manna dal cielo: 13.804.743 euro. Se si pensa che in tutta Italia il gettito per i singoli comuni è di 19 milioni e mezzo, emerge come Viggiano
guadagni dal petrolio come nessun’altra città italiana. Nonostante numerosi
tentativi, non è stato possibile ieri contattare il sindaco. Gli altri Comuni: Grumento Nova si porta a casa 1.317.456 euro dall’Eni e 826.969 dalla Shell, Calvello 988.092 euro dall’Eni e 620.227 dalla Shell, Montemurro 329.364 euro dall’Eni e 206.742 dalla Shell. Per passare poi ai Municipi del Materano, i giacimenti più vecchi della Valbasento che prendono soldi solo dall’Eni: a Ferrandina spettano 12.980 euro, a Pisticci 10.445, a Salandra 3.941. Spiccioli in confronto ai Comuni della zona calda, la Val d’Agri. In attesa che la concessione di Tempa Rossa – in Val Camastra – diventi operativa. Altri soldi per una nuova zona.

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