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dall’inviato
FABIO AMENDOLARA
LAURIA – A quell’ora non passa inosservata un’auto che strombazza. Né due persone che urlano «scinn’, scinn’». Scendi, scendi. Anche se è casa di “Cocola”, dove, raccontano, c’era un via vai a qualsiasi ora. “Cocola” è Nicola Bevilacqua, 30 anni. Lo chiamano così perché da bambino non pronunciava bene il suo nome. E’ uno zingaro, ma non andava più in giro. Ormai lui e la sua famiglia erano residenti a Lauria, nel centro storico, rione inferiore. Perché Lauria è divisa in due: la parte alta e quella bassa. E la prima caratteristica per individuare una persona, prima ancora del soprannome, è quella di indicare se abita «a inferiore» o «a superiore». Così dicono gli abitanti, omettendo spesso il nome del paese. “Cocola” abitava «a inferiore». Con sua moglie che, ieri pomeriggio, era a Potenza, in Questura, negli uffici della Squadra mobile.
Lei è di Lauria, è giovane e non vede suo marito dal 2003. Da quella notte del 2003. Da quando quelle due persone hanno chiamato Nicola e l’hanno portato via nel cuore della notte.
Prima si è detto che era «un allontanamento volontario». Poi che, forse, «era una scomparsa». Ora, dicono, potrebbe essere omicidio. E’ questo il motivo della convocazione della moglie di Nicola in Questura. Il sospetto è che Nicola sia stato ucciso. «Non aveva delle belle amicizie», dicono in giro. Frequentava qualche piccolo spacciatore, «qualche delinquente della zona di Castrovillari». E in compagnia di certa gente non è difficile trovarsi nei guai. «Lui a volte i guai se li cercava», dice una barista del centro storico. Nicola se lo ricorda bene. «Veniva qui a bere». A volte esagerava. E spesso finiva nella caserma dei carabinieri di via provinciale della melara.
Nel suo fascicolo personale sono raccolte le segnalazioni che ha collezionato sin da ragazzino. Qualche rissa, quando era sbronzo, e qualche furto, quando era a corto di soldi. «Però voleva rimettersi in piedi», racconta Mario Lamboglia, direttore dell’Eco di Basilicata, un quindicinale che viene stampato da una quindicina d’anni. Lui Nicola l’ha intervistato.
Ricorda: «Era il 1998». Nicola finì in copertina, con una foto a tutta pagina e il titolo: «Ricomincio da Ragusa». Invece è rimasto a Lauria. E dopo cinque anni è scomparso. Quell’intervista in paese se la ricordano ancora. «E’ rimasta nella storia», dice un signore sui 70 anni che legge il giornale in una villetta, mentre aspetta che la nipotina esca da scuola. «Qui – aggiunge – non accadono tante cose». C’è «il fatto di don Mimì Pittella», quello del processo Moro ter. «Ma è preistoria». C’è «il fatto del finanziere», il tenente Fiorenzo Fioravanti. Lo arrestarono per concussione dopo che aveva perquisito la Curia di Napoli. C’è «il famoso scontro per il calendario». Una bella ragazza ne pubblicò uno che faceva concorrenza a quello del beato Domenico Lentini e il parroco, don Francesco, si arrabbiò molto. La polemica finì sui giornali. «L’unico caso di cui non si è mai occupato nessuno – ricordano – è quello di Nicola».
Alla fine di via Cairoli c’è un piccolo slargo. Lì si ferma un po’ di gente. C’è un negozio con l’insegna cinese, un ottico e una farmacia. Se la prendono con la stampa: «Nicola? Dopo la denuncia per la scomparsa non avete scritto più nulla».
E’ vero. «Per un periodo – raccontano – davano la colpa a lui per qualsiasi cosa». Era diventato un capro espiatorio. Se rubavano una macchina era stato Nicola. Se sparivano le offerte in chiesa era stato Nicola. Se venivano strappati i manifesti elettorali era stato Nicola. Forse è per questo che il fascicolo è finito in archivio. Ce l’avevano tutti con Nicola e lui se ne è andato. E poi, l’aveva anche annunciato in quell’intervista. Ma non è così. Nicola non era come lo raccontano. Era un ragazzo con una storia difficile, cresciuto in anni difficili. A Lauria ricordano una trasmissione sull’emittente privata Oasi tv. Il tema era Lauria razzista con gli zingari? Nicola è cresciuto in questo clima. E non se n’è andato. Le indagini ripartono da quella notte del 2003.
f.amendolara@luedi.it

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