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E’ TUTTO pronto per la grande manifestazione sindacale dei lavoratori della Ferrosud davanti alla sede della Regione Basilicata. Domani le maestranze manifesteranno così il loro dissenso contro chi ha dimostrato di non lavorare per il futuro della Ferrosud. In Regione si discuterà della Cassa integrazione guadagni straordinaria (Cigs) retroattiva che l’azienda del gruppo Mancini di Arezzo sta già utilizzando, penalizzando oltremodo 80 lavoratori, pari al 70% della forza lavorativa. Il motivo? «La riduzione di una commessa da parte di Trenitalia. -si legge in una nota congiunta dei sindacati- acquisita in Ati negli anni 2004, dote che l’Ansaldo Breda dava per continuare l’attività produttiva. Doveva durare all’incirca cinque anni, che era il tempo della garanzia Breda. A distanza di tempo ci sorge il dubbio che serviva, forse, per convincere qualcuno della bontà della vendita, per aver trovato un imprenditore valido, con capacità imprenditoriale, autonomia gestionale. Così non è stato visto che negli anni si è assistito a un lungo e incomprensibile tourn-over degli amministratori delegati che si sono avvicendati al comando dello stabilimento.
Nel frattempo quella commessa iniziale (circa 150 carrozze in revamping) non è stata mai ultimata. Non si è mai visto che una commessa duri cinque anni e che venga indicata come causa del fallimento di un progetto mai attuato. Esiste un elenco infinito di tutte le inadempienze che sono state disattese (esempio appalto commessa iran e altre). L’unico dato positivo è stato, e va riconosciuto, l’appalto di manutenzione per il treno Orient Express. Per il resto solo promesse non mantenute. E rinvii nel tempo degli impegni con i lavoratori. Continuiamo, da mesi, ad assistere al trattenimento di soldi nella busta paga dei lavoratori senza versarli, come dovuto, al fondo previdenziale pensionistico e al ritardo del pagamento delle competenze. Noi siamo lavoratori e lo abbiamo sempre dimostrato, vogliamo il bene della Ferrosud e dei nostri territori per non disperdere il patrimonio di conoscenza e di professionalità accumulate negli anni e utile per rinnovare il patrimonio rotabile italiano e straniero. La stessa cosa chiediamo all’imprenditore e alla Regione Basilicata oltre che al governo, che devono controllare l’efficacia e la validità delle scelte produttive. Questo soprattutto al Sud, dove le difficoltà dell’economia sono note a tutti e dove sono poche le occasioni di lavoro. Del resto lo dimostra la storia della Ferrosud e delle tante occasioni mancate (progetto e brevetto carro bimodale, e tanti altri lavori innovativi) che avrebbero fatto di Matera il polo nazionale del materiale rotabile
Nel 1967, la breda-efim realizzò la Ferrosud, con l’impegno di circa 820 lavoratori a darle prestigio nel mondo con lavori di alta qualità. Tutto quel patrimonio è stato lentamente dilapidato. Altri, infatti, hanno solamente mantenuto il nome per utilizzare il prestigio, per spremere e poi abbandonare. Sono cose che sanno fare coloro che non hanno la capacità imprenditoriale ma solo quella di fiutare e gestire gli affari. Non si è più vista una capacità imprenditoriale legata a programmi seri di rilancio e di competitività sul mercato. Sono venuti solamente Cassa integrazione, mobilità e licenziamenti. Lasciando dietro famiglie e lavoratori senza stipendio. Promesse fatte di fumo prodotto da fuoco di paglia. Il cerchio si chiude dopo circa sette anni , dopo circa 2.430 giorni, per tutti quei lavoratori che hanno subìto umiliazioni, maltrattamenti e contestazioni disciplinari che a volte rasentavano l’inverosimile.
Chiediamo all’azienda in primis e alla Regione che si discuta di un Piano industriale credibile».

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