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di Renato Carpentieri
CONDIZIONE atletica sotto tiro dall’esonero di Corino in poi. Il vero problema del Matera quest’anno è stato proprio questo.
Lo hanno sottolineato più volte gli atleti sentiti e non certo per trovare un alibi,anche perché le gare sono state viste da tutti e con loro i palesi problemi al confronto con altre squadre.

Il Matera durava meno di un tempo. A cominciare dalla gara d’andata a Francavilla e per tutto il girone di ritorno. In effetti ad Antonio Chimienti, primo preparatore atletico della stagione, era stato chiesto dal tecnico Corino di far iniziare la squadra a mille. In effetti, mentre le altre squerano in una normale crescita il Matera le ha sovrastate per brillantezza. Poi il crollo. Foglia Manzillo al suo arrivo aveva puntato sul problema. Ma non è stato risolto. Anzi a febbraio c’è stata una mazzata definitiva con il tentativo di rifare la preparaziuone daccapo. Non era il tempo e le gambe pesanti avrebbero potuto portare il Matera molto più in basso. Un’emorragia fermata. In mezzo a tutte queste cose, Cristian Parabita. Un ragazzo ricco di umiltà e buona volontà che può finalmente dire la sua. «Non è il caso di analizzare più di tanto quello che è successo.Non è mio costume scaricare le responsabilità quando si lavora in un team. Ma è proprio questo il punto. Non voglio approfondire quanto è successo prima dell’avvento di mister Danza, perché non mi sembra una cosa di buon gusto. Voglio solo sottolineare un concetto. Ovvero che con Franco Danza e Alessio Musco c’è stato un team di lavoro che ha dato i risultati che tutti avremmo voluto avere dall’inizio. Le responsabilità sono di tutti e dal momento in cui è stato creato questo team ce le siamo divise e c’è stato un lavoro che ha visto la squadra reagire alla pari delle altre. Vorrei ringraziare Danza e Musco per aver creato quello che io intendo per concello di lavoro di squadra». Cristian Parabita è giovane e ambizioso, ma è chiaro che l’esperienza di quest’anno gli servirà come base per il lavoro che ha deciso di svolgere. Se resterà o meno a Matera al momento non è certo facile da intuire, ma è chiaro che quanto è successo in questa annata non può che formare un preparatore atletico. Certamente devono esserci delle competenze precise in una squadra, ma è chiaro che le professionalità devono lavorare d’equipe per poter ottenere il massimo. A Matera non ci sono state sempre le condizioni per farlo, pur ammettendo che di errori d’inesperienza ce ne sono stati. Anche perché in passato dal punto di vista atletico tutto era sempre filato per il meglio e l’aspetto non ha mai assunto l’importanza che invece merita. Le parole di Martinelli sono l’emblema di questo concetto. «Il cuore può davvero poco quando non ci sono le gambe. Intese come forza». Un mesaggio forte e chiaro a chi sta mettendo in piedi il futuro, ovvero l’anno del riscatto dopo una grande delusione.

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