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Tutti siederanno tutti sul banco degli imputati – alcuni al processo dibattimentale ed alcuni al giudizio abbreviato; si tratta degli indagati coinvolti nell’operazione «Anaconda», condotta dalla procura di Cosenza e dalla Dda di Catanzaro contro presunti affiliati al clan Cicero.
Le accuse (contestate a vario titolo) vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso, alle estorsioni, usura detenzione illegale di armi, spaccio di sostanze stupefacenti e riciclaggio e un omicidio;
Ieri il giudice dell’udienza preliminare distrettuale di Catanzaro, Abigail Mellace, ha disposto il rinvio a giudizio di tutti coloro i quali non hanno chiesto l’abbreviato (i riti alternativi sono stati già ammessi e saranno celebrati a settembre), mandandoli davanti al tribunale collegiale di Cosenza, dove il processo avrà inizio il primo ottobre prossimo.
Tre imputati, infine, saranno processati anche dalla Corte d’assise di Cosenza, a partire dal 3 ottobre, per la specifica accusa dell’omicidio di Angelo Cerminara, scomparso il 4 ottobre del 2006, ed il cui cadavere non è mai stato trovato. Si tratta di Domenico Cicero, 51 anni, detto «Micuzzo» (nella foto ), presunto capo del sodalizio criminale, ritenuto il mandante del delitto, e poi Vincenzo Candreva, 45 anni, e Riccardo Greco, 50, presunti esecutori materiali. L’operazione «Anaconda» scattò a novembre scorso, ad opera dei Carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, per l’esecuzione di 32 fermi a carico di altrettanti presunti affiliati al clan, che secondo le accuse avrebbe letteralmente «stritolato» l’economia locale nella morsa dell’usura.

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