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di Francesco Altavista
La Premiata Forneria Marconi o più semplicemente la Pfm.
La band italiana più conosciuta nel mondo si è presentata nella suggestiva Certosa di Padula a pochi chilometri dal confine lucano.
Dopo il sound cheek, Franz Di Cioccio (frontman e batterista), Franco Mussida (chitarra e voce) e Patrick Djivas (basso elettrico), la storica formazione della band, si presta ad un ‘intervista esclusiva con “Il Quotidiano della Basilicata”.
Maestro Di Cioccio, la Pfm è stata definita una band alternative rock.
Cosa significava nei primi anni della vostra carriera e cosa invece significa oggi?
«E’ semplice, c’era prima un modo di concepire la musica statico, c’era Canzonissima; c’era un sistema che doveva rappresentare l’espressione dell’intero Paese.
La musica alternativa si proponeva di dare una scossa, un punto di vista nuovo, finendo come spesso succede nel mondo, a diventare una corrente.
Da qui nasce il rock progressivo, un tipo di rock evoluto rispetto al Country Rock o all’Hard rock degli anni settanta.
Era un confluire di una serie di stilemi che sono la musica classica, il jazz, il rock e la musica popolare.
Questa era una valida alternativa al discorso della musica di allora.
Poi naturalmente tutto ciò che è alternativo viene assorbito dall’opinione pubblica e alternativo oggi è guardare a linguaggi diversi, che possono essere tanti non solo musicali, superare i confini nel confluire di diverse correnti.
Maestro Mussida, negli ultimi tempi la scena musicale è accesa dal dibattito sulla musica indipendente, cioè musica non legata alle major.
Come si pone la Pfm in questo dibattito?
Qualcuno mette in dubbio la stessa definizione di indipendente .
«La musica indipendente è sempre esistita , perché la musica dipende sempre dagli individui che la fanno, questo è il massimo dell’indipendenza, è proprio la capacità di creare musica. Il problema è nella distribuzione della musica ma è altra cosa.
Uno l’indipendenza, se la cerca , se la crea, è semplicemente un modo di essere.
L’indipendenza è nella distribuzione se la mettiamo nel discorso major.
Internet ha dato una grandissima opportunità a quei ragazzi che non avevano le possibilità di arrivare alle major.
Internet è la possibilità di conoscersi e incontrarsi, è una cosa che non la ferma più nessuno.
Però per me la musica indipendente non riguarda le major, per me è musica libera, è musica che cerca di andare fuori dagli stili».
Maestro Djivas, come si spiega il grande successo mondiale della Pfm , nei più adulti ma anche tra i giovanissimi ?
«Probabilmente si spiega nella stessa misura in cui si spiega la Pfm.
Credo che sia più difficile per un gruppo suonare e non divertirsi che per il pubblico andare ad un concerto è non interessarsi, per il gruppo è peggio.
La cosa che nella Pfm funziona sempre e che noi ci divertiamo perché abbiamo della musica una visione ampia , non ci poniamo molti limiti.
Io direi di rovesciare la definizione di alternativo, gli alternativi sono quelli che fanno Pop commerciale.
Noi facciamo musica loro non so.
Ma non noi come Pfm, ma come musicisti che fanno musica a 360 gradi, cercando di scavarci dentro e tirare tutto quello che c’è.
Ai nostri concerti vengono anche i giovanissimi perché, soprattutto per quanto riguarda il discorso De Andrè.
Quel tour fa parte della cultura non solo musicale italiana , allora i giovani vogliono partecipare come fanno per le altre cose che riguardano la cultura».
A proposito di questo, maestro Di Cioccio, ci può spiegare la collaborazione con Fabrizio De Andrè, e cosa questo grande cantautore ha dato alla Pfm e viceversa?
«La collaborazione nasce da lontano , dopo un album bello “La buona Novella”.
Noi a quel tempo suonavamo di sera e di notte, di giorno si lavorava , io a scuola, Franco a fare il postino e Patrick dormiva sotto i ponti a Parigi.
Era uno dei modi per essere alternativi.
Nel 1978 dopo un concerto a Nuoro , in Sardegna, lui venne a vedere curioso al concerto perché nel frattempo avevamo cambiato nome da Quelli in Pfm, avuto un grande successo ovunque , dischi d’oro in Giappone e si diceva molto sul nostro conto.
Ci incontrammo come vecchi amici.
Lui aveva delle belle idee anche se aveva deciso di abbandonare il mondo della musica.
Noi abbiamo dato a Fabrizio un lavoro preciso sui pezzi che lo ha influenzato per sempre e la voglia di fare questo mestiere.
Perché vedi il tour era per la prima volta l’incontrarsi di un cantautore, che nel pensare doveva essere solo con una chitarra ed essere triste, con un band che doveva fare casini con assoli lunghissimi.
Due mondi che si volevano distanti.
Noi abbiamo dato a lui quindi la consapevolezza della musica e lui a noi la consapevolezza di dover raccontare le nostre storie e pezzi che dovevano dire quello che eravamo».
Maestro Mussida Una battuta sul lavoro teatrale Dracula opera Rock .
«Ma perché sempre a me queste domande?
Io dovrei e vorrei parlare di altre cose, è una logica strana sempre a me le domande più complicate.
Preferisco non rispondere».
Maestro Djivas ?
«Avrai capito che il nostro interesse per Dracula non è una cosa speciale.
E’ un’esperienza che abbiamo fatto, della musica siamo contenti però non ci ha lasciato un grosso ricordo e diciamo che spesso ci dimentichiamo di averlo fatto».
Maestro Di Cioccio?
«Lo spettacolo era veramente terribile, la musica la sosteniamo. Ma lo spettacolo nell’insieme è meglio dimenticare.
Doveva essere un’opera rock e invece non è né rock né opera .
E’ sbagliato tutto: regia, costumi, tempi, copione. Salviamo solo la musica e ci prendiamo le nostre responsabilità» .
Maestro Mussida, quanto è importante lo studio e la creatività nella musica ?
«Ci sono periodi per ogni cosa nella vita. Lo studio ossessivo per far diventare lo strumento prolungamento di se è una cosa che non finisce mai .
Attraverso lo strumento si deve cercare di avere la possibilità di tirare fuori quello che si ha dentro, all’inizio è necessaria non solo la passione ma molta tecnica.
Diciamo che più ci si allena, come in palestra, con il proprio strumento musicale più si solleva la creatività.
Chiedo a tutti una battuta finale flash.
La musica tra le altre cose come detto è creazione studio, passione e amore.
Filosoficamente questo potrebbe essere incanalato nel pensiero della Bellezza.
Cos’é la Bellezza?
Di Cioccio : «La Bellezza è nel fondo degli occhi di chi ami o in quello che ami» .
Mussida: «La Bellezza è una condizione del mistero, è una particolare struttura della misura; quando il senso della misura diventa così affascinate da prenderti anche dal punto di vista fisico lì esiste la Bellezza.
La Bellezza umana è inqualificabile è l’espressione che comprende anima, spirito e corpo».
Djivas: «Secondo me è il basso insieme alla cassa. Quindi dietro la metafora, è quando c’è comunione e comunicazione.
Quando si comunica pur facendo cose diverse, fatte insieme, questo è Bellezza ed è qualcosa di fantastico quando succede questa sinergia».

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