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Nove anni e 4 mesi di reclusione, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, la sospensione della potestà genitoriale per la durata della pena, ed il risarcimento dei danni alla parte civile. È questa la sentenza emessa oggi dalla Corte d’assise di Catanzaro nei confronti di Guido Gullà, 53 anni, di Palermiti (Cz), imputato per l’omicidio preterintenzionale della moglie, Maria Egidia Truglia, morta la notte tra il 13 e 14 ottobre del 2002 , secondo l’accusa a seguito delle percosse del marito. Anche l’avvocato di parte civile Enzo De Caro (che rappresenta l’unica parte offesa costituita nel processo, cioè la figlia minorenne della vittima, che all’epoca dei fatti aveva appena 7 anni) ha chiesto di riconoscere la penale responsabilità dell’imputato, descrivendo come «sistemiche» le violenze che egli avrebbe riservato alla moglie «e che culminarono nella sua uccisione», e ricordando in tal senso le numerose prove emerse in dibattimento, come la deposizione del dottore Massimo Rizzo, che eseguì l’autopsia sul corpo della vittima su disposizione della Procura, e riscontrò traumi gravi ad almeno cinque organi vitali – cervello, fegato, reni, milza ed un polmone -, lesioni osteoviscerali, ematomi, ecchimosi e contusioni. Il difensore dell’imputato, l’avvocato Giuseppe Commodaro, aveva invece chiesto che l’accusa a carico di Gullà fosse derubricata in quella di lesioni volontarie, ma senza risultato. Il presunto uxoricida è stato rinviato a giudizio lo scorso 19 luglio, a quasi sei anni di distanza da quella notte in cui Maria Egidia Truglia morì, nell’abitazione dei genitori. L’uomo, originario di Palermiti, ma da tempo residente a Nervino, piccolo comune dell’hinterland milanese, era stato rintracciato a Montauro mentre percorreva a piedi una strada secondaria, nel tentativo, forse, di raggiungere la locale stazione ferroviaria e fare ritorno in provincia di Milano, dove fino a poco tempo prima risiedeva. Fu arrestato, con l’accusa di omicidio preterintenzionale aggravato, dai carabinieri che tentarono di ottenere spiegazioni circa il suo essersi allontanato da casa proprio nelle ore in cui si cercava di capire le ragioni della morte di sua moglie, il cui cadavere risultava coperto di lividi. Dalle indagini coordinate dall’allora sostituto procuratore Giovanna Mastroianni, emersero diversi elementi a carico di Gullà. I litigi tra i coniugi sarebbero andati avanti da diverso tempo e quello che successe nel lontano ottobre del 2002 per la Procura sarebbe stato solo l’ennesimo scontro finito in tragedia.

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