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di Andrea Bonaiuto

SANT’ANTONIO ABATE 2
SPORTING GENZANO 0
SANT’ANTONIO (4-3-1-2): Corcione 6; Attanasio 6 (20′ st Vitiello 6), Coccorullo 6,5, Itri 6,5, De Girolamo 7; Pepe 6, Chierchia 6,5, Somma 7; Agnello 6,5; Cocuzza 6 (1′ st Piemonte 6), Maffucci 6 (31’st Riccardi sv). A disp.: D’Auria B., D’Aniello, Esposito, Lucarelli. All.: Nastri 7.
SPORTING GENZANO (4-3-3): Veneziano 5,5; Fiore 5, Trifone 5, Carlino 5,5, Autiero 5,5 (7′ st Malito 6); Riccio 4, Papagni 5,5, Buonocore 6; Compierchio 5,5 (28′ st Gargano sv), Murano 5,5, Rega 5 (19′ st Salbini 5,5). A disp.: Castelgrande, Masturzo, Pepe, Gilio. All.: Bacci 6.
ARBITRO: Battaglia di Padova 5.
RETI: st 4′ Chierchia, 44′ Somma.
NOTE: spettatori: 1200 circa. Angoli 3-0 per il Sant’Antonio. Espulsi Riccio al 22′ st e Trifone al 26′ per comportamenti non regolamentari. Ammoniti: Papagni (G), Malito (G), Maffucci (SA), Corcione (SA), De Girolamo (SA). Recupero: pt 1′; st 5′.

SANT’ANTONIO. Cala il sipario sulla stagione dello Sporting Genzano. Stagione amara, per nulla addolcita dalla coda del torneo che, se vogliamo, è stata anche più snervante.
Cade lo Sporting, tutto nella ripresa quando ha beccato gol in apertura (clamoroso infortunio di Veneziano) ed ha beccato anche due rossi diretti con Riccio e Trifone. Proprio non ha potuto nulla dunque nella ripresa. La rete finale di Somma non ha aumentato la delusione. Con tre reti da “auspicare” e due uomini in meno c’era evidentemente poco da fare.
Tutto è cominciato nella gara d’andata. L’uno a zero corsaro del Sant’Antonio ha scritto più di metà sceneggiatura di questa gara. Rimontare l’uno a zero era un’impresa, e per un’impresa Bacci e soci si erano preparati. Il tecnico infatti scopre il suo Genzano al “Comunale”. Terzetto offensivo presieduto da Murano al centro con il supporto di Compierchio a destra e Rega sul lato opposto. In mediana c’è Papagni in cabina di regia con Riccio interno di rottura e Buonocore di costruzione. Il primo prenderà alla lettera le sue mansioni (entrata scomposta nella ripresa per il primo rosso di giornata), il secondo cercherà di attivare la manovra della squadra con qualche buon lancio di lunga gittata. In realtà si attiverà in prima persona proprio all’albeggiare del match. Sinistro poderoso dai venticinque metri, Corcione non ha il tempo di ravvedersi ed il palo pieno costringe i padroni di casa a rivedere i propri piani. Poi cala il buio sulle teste del Genzano, poche idee, nessun invito per le bocche da fuoco. In avanti Murano aspetta invano qualche palla buona mentre gli esterni Compierchio e Rega girano a largo non riuscendo ad affondare sugli esterni. Le uniche conclusioni della prima frazione arriveranno in chiusura con vani tentativi di Murano e Buonocore. La gara in realtà la fa subito il Sant’Antonio, sospinto dall’incalzante vociare del pubblico: ci si gioca la permanenza in serie D ed allora porte aperte alla passione cittadina. I padroni di casa spingono sull’acceleratore preferendo la corsia di sinistra. Qui De Girolamo è indiavolato e fa male (se ne accorgono a turno Fiore e Riccio pronto a scalare). Al 6′ l’esterno si beve lo stesso Riccio e serve in area Somma, il centrocampista si coordina dal limite ma la conclusione termina alta sulla traversa. Sempre De Girolamo s’impadronisce della scena qualche minuto più tardi: slalom gigante poco prima della trequarti e verticalizzazione per Maffucci, l’attaccante a tu per tu con Veneziano predilige l’esterno sinistro ma il palo nega il vantaggio. Al 13′ è invece la testa di Itri a peccare di precisione, conclusione ancora alta sulla traversa. Le emozioni sono tutte qui, a parte un’uscita spericolata di Veneziano che cicca il pallone favorendo (senza esiti negativi per la sua squadra) Maffucci al 33′. Nella ripresa è però subito notte fonda. La luce la spegne Veneziano che rimane “imbambolato” quanto basta per benedire vincente un tiro di Chierchia di poche pretese. Ora le speranza si riducono al lumicino. Malito, da poco entrato, cade in area su intervento di Coccorullo. Per l’arbitro è simulazione, non sarà di questo avviso al 26′ quando concede il penalty ai padroni di casa per analogo intervento di Carlino su Vitiello. Trifone prende la via degli spogliatoi per una parola di troppo all’arbitro, Veneziano si riscatta a metà respingendo la conclusione di Maffucci. In nove contro undici (per la precedente espulsione di Riccio al 22′) il Genzano non può far altro che ammirare il sinistro pennellato di Somma su calcio piazzato proprio allo scadere.
A fine gara è tempo di bilanci. Gira e rigira, il calcio ritorna sempre allo stesso punto. E confeziona beffe che neanche uno stratega del destino sarebbe in grado di produrre. Due anni fa Guglielmo Bacci ci lasciò le penne a Sant’Antonio Abate, ereditando una squadra in corsa per il primato in classifica e terminando addirittura fuori dalla zona play-off. Due anni dopo ci ha fatto ritorno ed è stato costretto a digerire una retrocessione amara, di quelle che fanno male. Ha poca importanza recriminare sul metro di giudizio arbitrale non proprio equidistante – “Al S.Antonio è stato concesso un penalty che poteva starci, ma se è stato assegnato quel rigore allora andava riconosciuto anche il fallo su Marito sul risultato di 1 a 0” – e non ha quasi senso appellarsi a quella ghiottissima occasione di partenza (palo di Buonocre) che poteva capovolgere l’inerzia del match – “Magari i padroni di casa avrebbero accusato il colpo e noi avremmo preso coraggio”. Ciò che resta è una retrocessione impetuosa e tutto sommato anche giusta: “Il Sant’Antonio Abate, episodi a parte, ha avuto la forza di batterci sia all’andata che al ritorno ed ha meritato la salvezza – riconosce con grande onestà Bacci – Noi abbiamo fatto il possibile e l’impossibile, ma sulla nostra strada c’era l’ostacolo più insidioso, la squadra che nel girone di ritorno ha fatto più punti di tutte. E poi – aggiunge – la sconfitta in casa di domenica scorsa è stata una mazzata psicologica dura da digerire. La serie D l’abbiamo probabilmente persa in quell’occasione: avevamo già l’handicap del peggior piazzamento in classifica e dopo aver perso in casa sarebbe servito un autentico miracolo per conquistare la salvezza. Abbiamo, comunque, ben poco da rimproverarci – continua Bacci – Le parole, così come le recriminazioni se le porta via il vento”. Il verdetto è quello che conta inghiottendo nel mare di responsabilità lo stesso tecnico. Che chiaramente, però, tira un po’ d’acqua al suo mulino perché non venga ritenuto l’unico capro espiatorio del capitombolo: “Sono arrivato praticamente ad aprile – tiene a precisare – ed ho lavorato con un organico sul quale non si poteva più intervenire. Il mercato era ormai chiuso e la squadra, guardando alla stagione complessivamente, aveva bisogno di almeno due o tre ritocchi. Non voglio che diventi un alibi, ma sono considerazioni che vanno fatte”. Se la retrocessione sconforta, il futuro fa decisamente paura: “Non so cosa ha intenzione di fare adesso la società: se vuole programmare un immediato ritorno in D oppure ridimensionare le proprie ambizioni. Per quanto mi riguarda ho qualche discorso aperto con due o tre società e valuterò nei prossimi giorni”. Finisce così con un addio prevedibile un rapporto mai così saldo. E finisce nel peggiore dei modi: col mesto ritorno nel campionato di Eccellenza.

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