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di MARIA TERESA LABANCA
Dopo aver rivelato a sorpresa l’amicizia che lo unisce a Silvio Berlusconi, ora Giuseppe Molinari, ex deputato della Margherita e attuale candidato a sindaco al Comune di Potenza per la coalizione di centro destra, dal premier italiano prende anche spunto. E lancia l’idea del contratto con i potentini, inseguendo lo stesso modello di successo del cavaliere. Non sarà dallo studio di Porta a Porta, ma dalla sede del comitato elettorale di viale del Gallitello (palazzo Ungaro) che, esattamente a cinque giorni dall’apertura dei seggi, così aveva fatto Berlusconi
nel 2001, l’ex deputato presenterà il contratto che vuole firmare con la città.
Proprio lui – dirà qualcuno – che in un volume di circa trenta pagine, qualche anno fa, aveva raccontano “le bugie che hanno le gambe di Berlusconi”. Ma le risposte alle critiche che gli erano piovute addosso per questa che potrebbe sembrare una contraddizione, Molinari le aveva già date al Quotidiano, qualche
settimana fa: «Il libretto era – aveva detto – un consuntivo della mia attività e quello era il classico “titolo a effetto” che si fa in campagna elettorale. Ma non rinnego nulla. In ogni caso io non sono stato fulminato su nessuna via di Damasco. Oltretutto io conosco Berlusconi da anni e c’è sempre stata stima reciproca». E a riprova di questo rapporto d’amicizia che dura da anni, al di là dell’appartenenza politica, l’avversario di Santarsiero mostra una fotografia con dedica (in foto al centro pagina ndr), un gagliardetto del Milan e l’orologio che festeggiava lo scudetto. Materiale che il premier gli ha fatto consegnare a casa sua nel ‘99. «Due giorni dopo che ci conoscemmo», precisa. «Berlusconi è il mio presidente», dice Molinari. E lo aveva detto anche al premier in persona. E’ da qui che nasceva la loro amicizia. Perché, oltre alla fede politica, c’è anche quella calcistica.E quella dell’ex deputato per il Milan è immensa. «E’ la mia
vera passione», racconta. Un mito, il calcio (che lo stesso Molinari ha praticato), come quello della Dc. Tra i suoi leader politici di riferimento – lui che la politica la fa dal 1971, quando era solo un ragazzo – Aldo Moro e Mino
Martinazzoli. Idoli di un tempo. Ora Molinari guarda al futuro. E in quello immediato c’è la sfida per la conquista di Palazzo di città. Lui, che si racconta come una persona estremamente legata alla famiglia, che alla moglie e ai suoi tre figli dedica gran parte della sua giornata, dice di aver deciso la discesa in campo per la più alta carica del Comune almeno tre anni fa. «In realtà – spiega
– a questo ci avevo pensato anche anni fa: volevo offrire il mio contributo disinteressato per costruire una città migliore». Una partita complessa, quella che si sta giocando e a cui il voto del 21 e del 22 giugno darà un risultato definitivo. Ma Molinari è sicuro di farcela. «Perché Santarsiero è stato già bocciato – spiega – E perché quella che abbiamo di fronte non è la città promessa». A partire dal sistema di trasporto urbano, come il candidato del centrodestra ha spiegato ai dipendenti delle Fal, che ha incontrato ieri sera, insieme al presidente Colamussi, all’hotel Primula. Potrebbe essere questo uno dei punti del contratto che Molinari si appresta a firmare con i potentini:
«La rimodulazione del sistema trasporti, che rappresenta uno dei punti di maggiore
criticità dell’ammini – strazione anticipa». Per l’ex deputato bisogna, in primo
luogo, incentivare il trasporto pubblico: metropolitana, scale mobili, autobus
(con biglietto unico); più parcheggi e servire il centro storico con i Pollicino. A proposito di centro storico, dice: «Lo chiuderemo solo quando il sistema di trasporto pubblico potrà chiamarsi tale. Quando i cittadini saranno messi realmente nelle condizioni di sfruttare i mezzi pubblici». E poi insiste sugli sprechi e i fallimenti della giunta Santarsiero: «All’autoparco ci sono quattro autobus per il trasporto dei portatori di handicap che sono fermi da più di due anni. Il motivo: i mezzi sono a metano e a Potenza manca un distributore di metano. Che modo è questo di spendere i soldi pubblici?».
A chi gli chiede quale sia un suo difetto risponde: «Vediamo… che in politica sono troppo sincero e non riesco a essere falso». Poi aggiunge: «Forse anche che sono ipercritico, anche con me stesso. Ma questo è un bene. Spinge a migliorarsi sempre».

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