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I carabinieri di Napoli hanno dato esecuzione ad un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura di Torre Annunziata nei confronti di quattro persone residenti a Catania e Reggio Calabria ritenute responsabili di associazione per delinquere finalizzata a furti ad apparecchi bancomat su tutto il territorio nazionale.
Nel corso delle indagini, i militari hanno identificato i componenti di una ‘banda’ specializzata nello svuotare le casse dei bancomat con l’utilizzo di fiamma ossidrica, di cui i quattro fermati fanno parte. Recuperata anche una quota della refurtiva.
L’organizzazione che svuotava i bancomat – il cui capo, V.V., 54enne di Catania ritenuto vicino a cosche del territorio, è ricercato – e composta da sette persone, secondo quanto accertato dalle indagini è responsabile di 5 furti tra giugno e settembre 2008 e 2 tentati furti a dicembre scorso.
Nel napoletano e salernitano, tra Maiori e Agropoli, ha fatto colpi per 187mila euro, e a Bova Marina, nel reggino, per 160mila euro, mentre a Todi e Terni, in prossimità del Natale, non riuscì a perpetrare il reato.
Tra gli arrestati, due donne catanesi: Giusi Veronica, 40 anni, e Cristina Giuffrida, 31 anni; e poi Domenico Scappatura, di Reggio Calabria, 34 anni. Componente dell’organizzazione anche Domenico D’Agostino, 45 anni, di Reggio Calabria, detenuto a Napoli, ritenuto vicino alla ‘drina dei Libri. Indagato a piede libero C.S., 38enne catanese.
L’indagine, denominata “turisti per caso”, è iniziata nell’agosto scorso da un furto con scasso in un bancomat di Vico Equense, in penisola sorrentina; dalle targhe delle auto utilizzate dalla banda si è arrivati ai primi tre arresti a settembre su provvedimento di fermo; poi la ricostruzione dei movimenti del gruppo attraverso la permanenza in alberghi, il noleggio di auto, le utenze telefoniche in uso. Erano i catanesi, dicono gli inquirenti guidati dal procuratore aggiunto di Torre Annunziata Raffaele Marino, gli scassinatori esperti, mentre alle due donne spettava il ruolo di dare credibilità di comitiva di turisti al gruppo, e, durante l’azione, quello di palo o di assistenza agli scassinatori, passando gli attrezzi del mestiere necessari di volta in volta. In tutto, il colpo richiedeva 20 minuti di lavoro per forzare porta d’ingresso, disattivare allarme, aprire i cassetti blindati con la fiamma ossidrica e fuggire con il denaro. Prevalentemente, i bancomat oggetto di razzia erano di agenzie del Monte dei Paschi di Siena, le cui apparecchiature erano familiari alla banda, tanto che le indagini continuano per capire se ci sono complicità interne all’istituto di credito. Nonostante i primi tre arresti (D’Agostino, Scappatura e Giuffrida), l’organizzazione si è ricostituita ed è tornata a colpire, tanto che Nauta e V.V. vengono arrestati a Terni in flagranza mentre scassinano un bancomat Mps. I due trascorrono due mesi ai domiciliari, poi vengono rimessi in libertà e ricominciano i furti. Da qui l’esigenza di una misura restrittiva d’urgenza.

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