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di ANNA MARTINO
POTENZA – Sono le 17:30 del 22 giugno 2009. Lo spoglio è da poco cominciato. Al comitato elettorale del candidato sindaco di centro-sinistra, Vito Santarsiero, a Parco Aurora, sono ancora in pochi.
Si comincia a vociferare sui primi risultati, ma non è nulla di certo.
Tra i maggiori esponenti della politica lucana, anticipa tutti il neo Presidente della provincia Piero Lacorazza.
Sono tutti al piano terra, perché è lì che arriverà Santrasiero. Jeans, giacca blue, cravatta celeste e impermeabile bianco. Così il candidato raggiunge i suoi compagni.
«Allora, come stiamo andando? I primi risultati sono positivi?», chiede. Contemporaneamente arrivano i primi dati certi: sezioni 13 e 17, Santarsiero è in vantaggio.
E’ ancora troppo presto per fare previsioni. Intanto, dal piano terra, si passa nella sala allestita al primo piano dell’edificio, dove su un maxi schermo vengono proiettati i risultati in tempo reale.
Si avverte nell’aria un pò di tensione. Più passa il tempo, più la sala si riempie. Santarsiero e lo schermo sono accerchiati.
Da Salvatore Margiotta a Gianfranco Blasi, da Erminio Restaino a Gianpaolo D’Andrea, da Luigi Scaglione a Folino. Non manca nessuno all’appello.
Il tempo passa, le sezioni scutrinate aumentano. Santarsiero mantiene un trend regolare. Eppure, non riesce ancora a rilassarsi. Lui attende delle risposte importanti: le campagne, rione Cocuzzo, Bucaletto. Poi, la notizia della vittoria a Rossellino.
Tira un sospiro di sollievo. Questa era la sezione con maggior divario rispetto l’avversario Molinari. Pausa caffè.
Arriva il presidente della Regione Vito De Filippo. Con lui, cominciano ad arrivare i primi risultati delle campagne. Vittoria per Santarsiero sia a Giarrosssa che a Pian di Zucchero. Applausi. I presenti in sala cominciano a sciogliersi e a lasciarsi andare. Ridono, scherzano, si scambiano battute. Molti pensano ormai sia fatta. Altri tacciono per scaramanzia. Sezioni dalla 32 alla 34: Rione Cocuzzo. Santarsiero è in vantaggio anche lì, ma non di molto. Nell’atmosfera generale di festa, qualche piccola delusione non può mancare. Come Via del Gallitello, l’unica sezione a registrare un vantaggio di Molinari. Ormai il candidato di centro sinistra ha l’aria di che c’è l’ha fatta. E con lui, anche quanti l’hanno appoggiato. Una rappresentante di lista gli porge un fascio di ginestre raccolte nelle campagne di Rossellino. Qualcuno dice scherzando: «Sindaco, è il nuovo simbolo del partito?». Santarsiero non lo posa nemmeno per un secondo. Di tanto in tanto lo annusa, come per prendere una boccata di ossigeno.
Finalmente, dopo una lungo periodo di apnea elettorale, può tornare a respirare. Gli ultimi seicento voti, e si festeggia. Santarsiero, scaramantico fino all’ultimo, inizia a ricevere la prime congratulazioni. Si lascia intervistare e fotografare: con il figlio Francesco, con il ragazzo al quale ha fatto il compare di cresima da poco. Abbracci. Il suo, però, come lui stesso afferma, non è un risultato scontato. «È un risultato bellissimo, ma non scontato -dice qualche minuto prima della vittoria definitiva – la città ha premiato un progetto di sviluppo e cambiamento che andrà avanti, mentre ha bocciato il tentativo di portare indietro la città di dieci anni, sia dal punto di vista del modo di governare che del modo di fare politica. Non ho mai perso la serenità-conclude-quello che conta è il progetto». Quando gli chiedono di dedicare la sua vittoria, dice: «Lasciatemela nel cuore. La mia è una vittoria famigliare».

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